Prima ha visto Renzi sfilargli la poltrona di Palazzo Chigi, ora da Parigi guarda con tristezza alla fine del Pd. Enrico Letta è un uomo distrutto. "Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così", scrive l'ex presidente del Consiglio.
"Mentre tutto a Roma sembra finire mi guardo indietro. Voglio dire con forza che non rinnego, anzi sento forte l'orgoglio di aver partecipato alla nascita dell'Ulivo prima e del Pd poi. Quella è una storia positiva. Lo è stata grazie ai suoi gruppi dirigenti e nonostante i suoi gruppi dirigenti", sottolinea con un velo di polemica riferendosi, probabilmente, non soltanto a Matteo Renzi ma ai membri della direzione nazionale che votarono per il cambio della guardia alla guida del governo.
Letta guarda con sgomento all'attuale situazione politica del Pd che sembra sull'orlo della fine."È così facile distruggere! Quanto più difficile è il Costruire. A distruggere - commenta - ci se mette un attimo, a costruire, una vita. Ricostruire da tutte queste macerie, per chi ci si metterà, sarà lavoro ai limiti dell'impossibile".
Il sentimento che pervade Letta è quello dello sgomento, più o meno lo stesso che lo colse tre anni fa quando lasciò Palazzo Chigi e, poi, decise di lasciare la politica attiva. Ma "quello era uno sgomento solitario", mentre "oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano ancora che non sia vero". "Mai - aggiunge - avrei pensato tre anni dopo che si potesse compiere una simile parabola".
Con l'Europa in crisi e l'Italia "in cerca di nuove ispirazioni per uscire dalle secche nelle quali si trova"- conclude Letta - Oggi non ho altro che la mia voce, e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così".
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