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"Solo macerie". Pure la comunità Lgbt scarica il Pd

Malumori nel mondo Lgbt per l'esclusione di Alessandro Zan tra i vicepresidenti proposti (e votati) dal Pd che ha puntato sulle donne per risolvere il problema delle quote rosa

"Solo macerie". Pure la comunità Lgbt scarica il Pd

Anna Ascani e Anna Rossomando. Dopo la conferma di Debora Serracchiani e di Simona Malpezzi come capigruppo di Camera e Senato, il Pd sceglie altre due donne nel ruolo di vicepresidenti delle due Aule.

Una scelta dettata dal fatto che il Pd ha eletto un numero molto esiguo di parlamentari donne e che, però, lascia l’amaro in bocca al mondo Lgbt dal momento che, per alcuni giorni, si era ipotizzato che, alla Camera, il candidato del Pd potesse essere Alessandro Zan. “Noi speravamo che, alla fine, anche per una sorta di contraltare all’elezione di Fontana, venisse eletto”, dice Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, parlando con ilGiornale.it e riferendosi all’autore del ddl contro l’omotransfobia. “Nel rapporto tra il Pd e la comunità Lgbt si rischia di avere solo macerie perché, in questo momento il Pd è autoreferenziale, tutto impegnato su sé stesso”, spiega Grillini, preoccupato del fatto che, ora che la senatrice Monica Cirinnà non è stata rieletta, la lotta per i diritti Lgbt sia rimasta tutta solo sulle spalle di Zan. “Dire che siamo rimasti insoddisfatti anche sulla vicenda delle vicepresidenze è un eufemismo”, ribadisce Grillini parlando a nome del mondo Lgbt.

Molto critico anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti Lgbt+, che punta il dito contro le correnti interne al Pd e attacca: “Se i dem vogliono difendere le persone Lgbt devono portare avanti degli atti concreti. Anzi, devono cambiare passo perché troppe volte sono scesi a compromessi sui diritti Lgbt”. E, a proposito di Zan, dice: “Non basta una vicepresidenza per dire di aver investito sui diritti Lgbt anche perché il deputato Pd, nella scorsa legislatura, ha avvallato degli emendamenti che danneggiavano gli Lgbt”. Marrazzo, infine, ricorda che in Belgio la vicepresidente del Consiglio è una donna trans e anche negli Usa, il sottosegretario alle Infrastrutture di Biden è una donna trans. “In Italia, invece, le persone Lgbt vivono ancora molti ostacoli anche in politica. Anche in questo Parlamento ci sono diverse persone Lgbt che non si dichiarano e che, se lo facessero, potrebbero essere oggetto di discriminazione”, denuncia Marrazzo.

La scelta di Anna Ascani viene, però, difesa dai deputati Pd. “Ha sempre combattuto, insieme ad Alessandro Zan, le battaglie sui diritti civili”, sottolinea il democratico Andrea Casu che ricorda come la Ascani, 35 anni, sia già alla sua terza legislatura e che abbia avuto ruoli di governo sia con Conte sia con Draghi. “Penso possa rappresentare tutta la nostra comunità”, assicura Casu che sentenzia: “Non stiamo copiando il metodo Meloni, ma presentiamo il metodo Pd”. La deputata cuneese Chiara Gribaudo prova a sminare la polemica e spiega: “Credo sia utile che una figura come quella di Zan, che dovrà fare una battaglia importante anche in questa legislatura, non venga ingessata in un ruolo istituzionale, ma che possa svolgere la sua funzione politica”. Molto caustica, invece, la risposta del dem Marco Furfaro: “Lei è sicuro che le quattro donne non siano gay?”. Che lo siano oppure no è affar loro, ma di certo nessuna di loro ha fatto coming out e non è diventata paladina dei diritti Lgbt com’è successo ad Alessandro Zan.

In definitiva, per mettere una toppa sulla questione femminile, il Pd ha aperto un ‘caso’ nella comunità Lgbt.

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