Pd, la fronda studia l'assalto alla segreteria

Roma A tirare per le orecchie l'«inconcludente», a suo giudizio, minoranza del Pd è stato ieri uno degli ultimi grandi vecchi del Pd. Invitato a benedire le importantissime manovre di avvicinamento tra la corrente Speranza e la corrente Cuperlo, iniziate ieri a Roma con una assemblea dal titolo ambizioso («L'Italia che vogliamo, il Pd che vogliamo»), il novantenne Alfredo Reichlin ha strigliato con una certa impazienza la fronda democrat, immersa nelle sue diatribe interne: «Che senso ha organizzare una corrente, una corrente di cosa, di quale partito? Stare con Renzi ma allo stesso tempo prendere le distanze da Renzi... È un dibattito inconcludente: occorre pensare delle cose nuove per l'Italia» anziché diventare «una setta come tante». Anche perché la sinistra, dice Reichlin, «non è l'ennesimo partitino di sinistra come pensa il mio amico (Fassina, ndr ) che sappiamo».

L'unica consolazione, alla folta nomenclatura di combattenti e reduci della Ditta riunita a Roma (c'erano Bersani, Epifani, Visco, Zanonato, e anche Errani, che nelle speranze di Renzi potrebbe diventare il trait d'union tra Palazzo Chigi e la minoranza), Reichlin l'ha data criticando duramente anche il premier, che certo «occupa la scena, perché ha evidenziato doti di leadership», ma «dietro di lui c'è il vuoto, non c'è una cultura politica, non c'è un sistema politico che garantisca un equilibrio costituzionale. Non c'è un disegno». L'ex capogruppo Roberto Speranza, aspirante leader della minoranza, spiega che «se il Pd è solo Renzi, un pezzo del nostro mondo non si sente a casa». Poi l'avvertimento al premier: «Se continua a parlare male della sinistra taglia l'albero su cui è seduto». Mentre Cuperlo contesta al premier di aver trasformato il Pd in un «comitato elettorale permanente, senza identità». Rinfrancati dalle non brillanti recenti prove elettorali, gli antirenziani hanno un piano segreto: se alle difficili amministrative 2016 (Milano, Napoli, forse Roma) Renzi prendesse una batosta, si potrebbe puntare a dargli il colpo di grazia imponendo un congresso anticipato per togliergli la segreteria e riprendersi il partito.

Lo dice con chiarezza Davide Zoggia: «Divisione netta e urgente degli incarichi: Renzi resta premier ma ci vuole un altro segretario». Il piano c'è, manca solo il candidato segretario. Scherza uno dei partecipanti: «L'unica sarebbe puntare sui giovani e candidare Reichlin».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica