Pd lacerato da nuove correnti Renzi: non compro gli italiani

Scoppia la guerra Boschi-Lotti, Sel scarica Sala a Milano. A Roma Fassina si candida e nasce l'asse Marchini-Rutelli

Pd lacerato da nuove correnti  Renzi: non compro gli italiani

Raccontano di un reuccio imballato tra gli specchi di Palazzo Chigi, indeciso sul da farsi, sempre più avviluppato nella propria immagine riflessa. Matteo Renzi rimugina sul Pd allo sbando e tracheggia sulle amministrative. Solo cattive nuove, che arrivano da Milano, Napoli, Roma, Torino, Bologna. La coperta è striminzita e il partito si sfilaccia: chiuso (per ora) con l'idea di far partecipare Ncd alle primarie, la Sinistra italiana vuole sfilarsi ovunque vi siano candidati non concordati (vedi Sala a Milano, con il disperato tentativo renziano di recuperare Pisapia).Per uscirne vivo, il premier-segretario spera di cavarsela da solo, in virtù delle incombenze internazionali e di qualche campagna di diretto impatto sui cittadini (anticipazione di caldeggiati scenari futuri: appello pro-referendum sulle riforme e partito della Nazione). Il Capo difatti si fa sempre più populista, con frequenti blandizie per i sudditi: «Leggo commenti surreali, sul fatto che i provvedimenti del governo sarebbero fatti per comprarsi il voto degli italiani... Non li offendete, loro non lo meritano, voi non ne avete diritto». Intanto, mai s'era vista la mancetta di 500 euro ai diciottenni neo-votanti, il bonus ai professori, la regalia alle forze dell'ordine. Stesso concept per le iniezioni di fiducia ai consumatori e per i due appuntamenti lanciati via enews dallo staff: il primo weekend di dicembre Italia coraggio!, presentata come iniziativa «di ascolto» degli italiani, invitati «a non farsi rinchiudere dalla paura» (abile connubio tra minacce terroristiche e rilancio del Pd con «mille banchetti nelle piazze»). A seguire, 11-13 dicembre, nuova Leopolda, divisa in tre parti: ieri, oggi e domani, con titolo in prestito da Saint-Exupery: Terra degli uomini.In effetti tira una strana aria, ed è lo stesso Pd a vivere diviso in tre. «Non so se è la fine di un ciclo - ragiona Nicola Fratoianni, numero due di Sel - , ma certo siamo di fronte a un quadro completamente nuovo in cui non c'è più nulla di scontato». La situazione è fluida, per non dire assai scivolosa per il partito renziano, nel quale è la stessa figura del Capo a essere messa in discussione (Violante e altri cominciano a reclamare la fine del doppio incarico premier-segretario, sollecitando la piccata risposta dei renziani: «Prima vincete il congresso»). Anche la segreteria del Nazareno scricchiola, ma Renzi non se la sente di metterci mano; si dice per l'avanzata nel partito di una corrente «boschiana» (tre socialisti - Di Lello, Di Gioia e Lauricella- come alfieri rompighiaccio), ormai in alleanza stabile con gli ex franceschiniani e contrapposta ai «lottiani». Dinamiche complesse, che stanno avendo tragiche conseguenze per le candidature e non solo. Se la consigliera Giovanna Martelli ha già lasciato il gruppo parlamentare (ufficialmente per «sgarbi» ricevuti), l'ex Fassina annuncia di candidarsi a Roma.

Dove Rutelli, assieme a Marchini e altre associazioni da sempre vicine al Pd, oggi propone di aprire «una fase nuova e una riflessione in prossimità del Giubileo». La manifestazione si chiama «Prossima Roma» ed è quasi una contro-Leopolda; «una Francesca», l'ha definita scherzosamente Rutelli. Reuccio avvisato.

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