Roma - Quella data, il 20 marzo, il «primarie day» indetto dal Pd in vista delle prossime amministrative, crea non poche preoccupazioni dalle parti del Nazareno. Anche perché, col passare dei giorni, il quadro anziché semplificarsi si complica e i candidati forti continuano a latitare.La situazione più difficile resta quella di Roma, dove solo il premier sembra convinto che - col candidato giusto - la città sia ancora contendibile per il Pd. Solo che per ora il candidato giusto non si vede: il gettonatissimo Roberto Giachetti resiste ai corteggiamenti, nel Pd romano c'è chi butta in pista la direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer e chi invece invoca il prefetto Gabrielli o Alfio Marchini («Prospettiva già esclusa», dice secco il presidente Pd Matteo Orfini). Intanto, il fuoriuscito Stefano Fassina si candida a sindaco per Sel, rifiutando ogni idea di partecipare alle primarie del centrosinistra, con l'obiettivo di capitalizzare nella Capitale un po' di consensi di sinistra in fuga dal Pd: un'operazione che servirebbe a tenere a galla il nuovo partitino della Sinistra Italiana nell'unica città dove può sperare di intercettare qualche voto. Ma il Pd darà battaglia per tentare di convincere SI a partecipare alle primarie, perché «per gli elettori di centrosinistra sarebbe incomprensibile una scelta che rompe il fronte favorendo le destre», dice Orfini.In settimana Matteo Renzi dovrebbe incontrare a Milano sia il sindaco uscente Pisapia che il possibile candidato Giuseppe Sala.
Ma l'incontro non è ancora ufficialmente confermato. Il Pd nazionale avrebbe preferito di gran lunga evitare il calderone delle primarie e puntare su Sala come candidato unitario, in grado di raccogliere e rilanciare l'eredità della Milano dell'Expo, e di trovare appoggi anche nel centrodestra, Ncd in testa. Ma Pisapia non ha dato il suo avallo: non solo vuole le primarie (e a febbraio, come stabilito, disertando quindi l'appuntamento nazionale di marzo), ma vuole anche che si candidi un suo uomo - anzi, una sua donna - nella persona del vicesindaco Francesca Balzani. Il problema del sindaco uscente è di non far spaccare clamorosamente Sel, che è pur sempre il suo partito e che non vuole sentir parlare di Sala, e per questo gli servono le primarie e un candidato riconoscibile di sinistra: una volta onorevolmente sconfitto quello, si potrebbe passare all'appoggio al candidato vincente, ossia Sala. Il giochino però è rischioso, e lo stesso Sala ne è alquanto seccato. «Ne leggo di tutti i colori - dice - Mi si vuol dipingere come il paladino del Partito della Nazione, ma c'è qualcuno in grado di dire cosa sia, nonostante i fiumi di inchiostro che gli si dedicano?». A Napoli la situazione resta bloccata, con l'unica candidatura finora sul tavolo, quella di Antonio Bassolino, che non piace al Pd nazionale.
Il tentativo di costringere l'ex sindaco a ritirarsi, inventandosi nuove regole, è stato così poco diplomatico da aumentare il consenso per Bassolino dentro il Pd locale. Mentre a Torino Piero Fassino fa sapere di non aver ancora «sciolto la riserva» sulla propria ricandidatura, e a Bologna si cerca un po' disperatamente un'alternativa a Virginio Merola, che non brilla nei sondaggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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