Mercoledì scorso è andata in onda, su Raiuno, la cerimonia di consegna dei Premi David di Donatello alle eccellenze del cinema italiano. Lo schema è più o meno quello degli Oscar ma Hollywood resta molto lontana. La serata è stata lunga e noiosa come un congresso del Partito democratico: che Pd voglia appunto dire anche Premio David? Dogman di Matteo Garrone ha fatto incetta delle statuette più importanti assegnate dalla giuria. Il pubblico ha invece scelto A casa tutti bene, la commedia (amara) di Gabriele Muccino, campione d'incassi. Gli ascolti sono stati modesti (15% di share) ma sufficienti per vincere una serata televisiva moscia. Lo show, si fa per dire, si è trascinato per due ore e mezzo interminabili. Nel frattempo, i social si scatenavano. In assenza di vero spettacolo, sono saltati all'occhio i difetti più evidenti: il conduttore Carlo Conti che non riesce ad arginare la logorrea di Muccino; Enrico Brignano accolto con sguardo schifato della platea; Roberto Benigni applaudito a stento prima dell'intervento del conduttore che chiede la standing ovation; l'intervista agghiacciante di Conti a Dario Argento (Conti, pimpante: «Quali sono le sue paure più grandi?». Argento, rassegnato: «Me lo chiedono tutti»); la carrellata di morti illustri dopo due ore circa di trasmissione per infliggere il colpo finale agli spettatori; i dieci minuti di palco della presidente e direttrice artistica Piera Detassis, il doppio di Uma Thurman. Non è mancato il momento «migranti» con citazione di Roberto Saviano e Diego Bianchi, i soli uomini di spettacolo della sinistra assenti in una sala affollata di «Serene Dandini».
I commentatori sui social hanno visto bene? Secondo Fiorello hanno visto bene. Il maggior talento della tv italiana ha stroncato la serata in un video pubblicato su Periscope: «I funerali sono più allegri. Ma non si tratta del modo di presentare, è il cinema italiano. Il pubblico non esiste, si fanno la loro bella festicciola e si premiano». Fiorello entra nel dettaglio: «Io francamente a parte Dogman, Loro, Guadagnino, gli altri film non li conoscevo. Un po' se la cantano e se la suonano. C'erano cinquine di film che erano disgrazie, cinque argomenti pesanti, come se la commedia noi che eravamo la patria della commedia - non esistesse per questo tipo di premi». I comici ne sono usciti con le ossa rotte: «I Boiler sono stati divertentissimi da casa per me, ma i presenti in sala erano quasi infastiditi dal tentativo di comicità. Come dire: ma perché volete farci ridere, siamo quelli del cinema e non dobbiamo ridere. Il resto non conta, voi siete niente. Quando è entrato Brignano, certe facce. Hanno guardato Brignano con disprezzo». Un'ultima stoccata colpisce Nanni Moretti, vincitore nella categoria del miglior documentario con Santiago: «Tra le inquadrature fatte al pubblico ad un certo punto vedo Nanni Moretti. Penso: è tra il pubblico e non ha un film fuori? Se è lì ci deve essere un motivo. Poi vanno a premiare il miglior documentario e vedo che tra i cinque c'è lui. Prima che leggessero il nome ho detto: ecco perché sta là, vedrai che vince Nanni Moretti. Aprono la busta e vince Nanni Moretti.
Se a Nanni Moretti non dicono vieni perché ti diamo il premio, Nanni Moretti non ci va a fare quello che sta lì a dire vediamo se vinco io. Deve essere certo della vittoria». Sipario e fine del congresso Pd (Premio David di Donatello).
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