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Pd, transizione ancora in alto mare e torna (per poco) il nome di Prodi

Non sarà l'ex premier a guidare la commissione cui è affidato il compito di preparare il congresso della "ri-fondazione"

Pd, transizione ancora in alto mare e torna (per poco) il nome di Prodi

Un candidato segretario(Stefano Bonaccini) c'è già. Altri (Dario Nardella, Elly Schlein, Andrea Orlando etc.) aspettano di capire come butta. Intanto, a due mesi dalla batosta elettorale, il Pd apre oggi la «fase costituente», con la nomina di un apposito «comitato costituente» (che verrà annunciata, con tanto di nomi, cinquanta, nella Direzione convocata alle 12.30) chiamato a stilare una «carta dei valori» destinata ad essere il «manifesto del nuovo Pd», da approvare a gennaio in una apposita Assemblea Costituente (ça va sans dire). Quanto al nuovo segretario, se ne parlerà con le primarie del 19 febbraio (forse, la data è ancora sub iudice causa concomitanti elezioni regionali di Lazio e Lombardia).

Qualcuno, per dare una sferzata di energia rinnovatrice al progetto, aveva ipotizzato che potesse essere niente meno che Romano Prodi a presiedere il comitato. Ma la cosa è morta subito lì, con smentita ufficiale del Nazareno: non si sa se perché l'ex premier ha declinato o perché a nessuno è venuto in mente di chiederglielo.

L'insistenza sui termini «costituente», «nuovo» etc. ha un unico obiettivo concreto: sancire il potente afflusso di sangue nuovo nelle vene dem che dovrebbe conseguire all'ingresso dei quattro gatti bersaniani di Articolo 1 (in verità già comodamente assisi nei seggi sicuri garantiti loro dal Pd in Parlamento) e della pattuglia di «Demos» (area Sant'Egidio). Nonché a consentire l'eventuale candidatura, ove ella lo ritenesse opportuno, della deputata Pd, ex vice di Bonaccini in Emilia nonchè ex eurodeputata Pd Schlein, che però dal Pd si dice «indipendente» e «non iscritta», e quindi a norma di Statuto non potrebbe candidarsi. Ma, dopo una opportuna fase costituente, potrà. Sempre se lo riterrà.

Nella direzione di oggi, in ogni caso, si parlerà anche di cose meno lontane nel tempo: c'è la «contro-manovra» da illustrare, per rispondere alla prima Finanziaria del governo Meloni. Un pacchetto di controproposte su fisco, energia, salario minimo, lotta alla povertà che verrà presentato dal responsabile Economia del Pd, Antonio Misiani. E c'è la piazza del 17 dicembre da preparare, dopo l'annuncio di una grande manifestazione di opposizione alla politica economica del governo fatto da Enrico Letta due giorni fa, anche per battere sul tempo i bellicosi propositi del capopolo grillino Giuseppe Conte, che promette «guerra civile» a chi toccasse il reddito di cittadinanza. Si discuterà anche della proposta Calderoli di Autonomia regionale, su cui in verità il governo ha ampiamente frenato ma che vede ribollire il fronte sudista dei Dem, capitanato dai governatori di Campania e Puglia e dall'ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Un fronte convinto della necessità di inseguire i 5S sulla loro linea di assistenzialismo poujadista.

Onde, si suppone, regalare più voti a Conte.

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