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Il Pd usa Roma per sganciarsi dal M5s. Imboscata per indebolire Di Maio

Il peso delle simpatie salviniane di Luigi dietro l'affondo di Bettini

Il Pd usa Roma per sganciarsi dal M5s. Imboscata per indebolire Di Maio

Il Pd non si fida più del M5s. I dem vogliono sganciarsi dall'abbraccio con i Cinque stelle. Puntando a rompere il matrimonio con l'ala vicina al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, accusata di simpatie salviniane.

Il messaggio, chiaro e diretto, giunge dalla bocca di Goffredo Bettini, il regista del governo giallorosso che replica a un articolo de L'Espresso in cui si dà per fatto l'accordo tra Pd e M5s sul Raggi bis: «In primo luogo, come ho più volte ripetuto, non mi occupo minimamente delle vicende politiche romane. E in secondo luogo, ritengo impossibile un sostegno del Pd alla ricandidatura dell'attuale sindaca di Roma Virginia Raggi. Non per ragioni personali o pregiudiziali, ma sulla base dei risultati negativi dell'esperienza del suo governo». Più che una smentita, l'intervento di Bettini chiude la luna di miele tra dem e M5s.

Il Pd usa Roma (elezioni nel 2021) come casus belli per mandare all'aria il patto con i grillini? Le parole di Bettini piombano un macigno sulla maggioranza che sostiene il governo Conte. L'ex braccio destro di Walter Veltroni è stato il vero architetto dell'alleanza Pd-Cinque stelle: il no al Raggi bis è anche un pugno in faccia all'ex capo dei Cinque stelle Di Maio, tra i primi sponsor della sindaca di Roma. Cosa nasconde l'affondo dell'uomo forte del Pd? Innanzitutto, la certezza che il Movimento oggi non sia più un alleato affidabile. Lo scontro (di ieri) Grillo-Di Battista certifica la guerra a tutto campo tra i Cinque stelle. Con Di Maio alla finestra, che si gode lo scontro tra i suoi nemici interni e che sogna il ritorno all'esperienza gialloverde. In un quadro del genere, il Pd teme di essere inghiottito dalle lotte grilline. Conte, che minaccia il partito personale sul modello Mario Monti, non offre più garanzie. E dunque, al Nazareno si inizia a valutare l'opzione di una exit strategy. La missione spetta ancora una volta segretario ombra di Nicola Zingaretti. «Indebolendo la posizione di Virginia Raggi (già debole di suo) farà venire allo scoperto Di Maio, Di Battista e tutti i detrattori (nel M5S) del patto con i dem», spiega una fonte del Pd. Ma la mossa di Bettini è anche un modo per mettere spalle al muro i 5 stelle: in Campania, nelle Marche e in Toscana i pentastellati correranno da soli alle prossime elezioni regionali. Solo in Liguria, l'accordo Pd-Cinque stelle sembra avere basi solide. Nel resto d'Italia andranno divisi, favorendo la vittoria delle opposizioni. Il Pd non vuole fare la parte dell'agnellino. E ora ha deciso di giocare all'attacco. Mettendo nel mirino la sindaca della Capitale.

Al netto delle diatribe locali, lo scontro su Roma è figlio di una diffidenza reciproca sul piano nazionale, che cresce giorno dopo giorno tra i due alleati. Per il Pd sono troppi e irrisolti i dossier aperti sul tavolo dell'esecutivo Conte: il premier equilibrista va avanti nella sua partita personale, tra Stati generali e format da Grande Fratello. L'emergenza, almeno quella sanitaria, è alle spalle.

Nel Pd è scattata l'ora delle decisioni: i sondaggi suggeriscono che la rottura del matrimonio con i Cinque stelle non sia più solo un'idea.

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