Fine dei porti chiusi e del braccio di ferro con le ong: il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese formalizza la nuova linea del governo giallorosso sull'immigrazione con un incontro al Viminale proprio con le organizzazioni non governative. Una riunione che è stata definita un «primo passo per l'avvio di una interlocuzione diretta tra le parti» a cui hanno partecipato i rappresentanti di Mediterranea, Open Arms, Pilotes Volontaires - che fanno le ricognizioni aeree nel Mediterraneo -, Sea Eye, Sea Watch e Sos Mediterranee e Medici Senza frontiere. Queste ultime due da sei giorni chiedono un porto sicuro in cui far sbarcare i 104 migranti salvati con la loro nave, la Ocean Viking, mentre altre tre due navi, Alan Kurdi e Open arms, hanno ripreso il mare. Le ong hanno bollato l'incontro come la «riapertura di un dialogo con la società civile» e auspicano che «sia un punto di partenza perché tutti gli attori coinvolti tornino a collaborare per la salvaguardia della vita umana in mare». Al ministro Lamorgese hanno chiesto soprattutto di «rimettere al centro l'obbligo del soccorso in mare, di porre fine alle intercettazioni di migranti da parte della guardia costiera libica» e di «evitare ai naufraghi giorni di attese in condizioni psicofisiche di vulnerabilità». Infine, la richiesta più pesante: «Il rilascio immediato delle navi umanitarie illegittimamente poste sotto sequestro amministrativo, affinché tornino al più presto a salvare vite». Si tratta delle imbarcazioni sequestrate sulla base dei decreti sicurezza bis firmati dall'ex ministro dell'Interno Salvini, come Sea Watch III e Eleonore, della tedesca Sea Eye. «L'incontro tra Lamorgese e le ong? Sto con le forze dell'ordine che difendono i confini», commenta Salvini.
Una delle condizioni alla base dell'alleanza giallorossa era proprio la demolizione dei decreti dell'ex titolare del Viminale. Ora, a un mese e mezzo dalla nascita del Conte bis, l'ala sinistra del Pd vuole riscuotere la promessa. Due disegni di legge mirati a smontare i provvedimenti sono arrivati a Montecitorio a firma di Matteo Orfini e di Giuditta Pini. «Li abbiamo presentati con un unico obiettivo: cancellare i decreti», annuncia il deputato. Nonostante di fatto il decreto sicurezza bis, per la parte relativa alle ong, sia già lettera morta. «Li abbiamo presentati perché - scrive - chi potrebbe salvare esseri umani viene criminalizzato e perché gli viene impedito di farlo».
Da abolire in primis la parte che prevede le multe alle ong - da 150mila euro fino a un milione e sequestro della nave -, anche se di fatto già ora non viene più applicata. È, infatti, facoltà del ministro dell'Interno decidere se firmare o meno i divieti di ingresso in acque italiane per le navi. Cosa che non avviene da quando al Viminale si è insediata Luciana Lamorgese: le ong hanno sempre ottenuto un porto di sbarco e nessun divieto è mai stato firmato, dunque nessuna sanzione è mai stata applicata col nuovo governo. Va smontato comunque il principio, secondo i dem. E poi vanno eliminate le strette sull'accoglienza, come lo stop alla protezione umanitaria. Ma anche le parti legate all'inasprimento delle pene previste per disordini nelle manifestazioni di piazza. Eppure era stato lo stesso Luigi Di Maio a mandare un messaggio all'alleato rosso: «La ratio dei decreti sicurezza non si tocca», aveva detto a pochi giorni dal giuramento, per non offrire sponde all'offensiva mediatica di Salvini. Le uniche modifiche possibili, aveva chiarito Di Maio, sono quelle già richieste dal Quirinale sulle sanzioni alle ong e sull'ordine pubblico. «Non possiamo cavarcela dicendo semplicemente di recepire le indicazioni che vengono dal Colle.
Spero che queste proposte possano diventare la proposta di tutto il Pd e di tutta la maggioranza», dice Orfini. I ddl però rischiano di minare di nuovo gli equilibri giallorossi su uno dei temi più controversi dell'alleanza.
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