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Le Pen, campagna al mercato. E si scopre anche animalista

Per recuperare lo svantaggio nei sondaggi corteggia gli elettori delle periferie e insiste sull'emergenza islam

Le Pen, campagna al mercato. E si scopre anche animalista

A Macron stanno a cuore i mercati, a Marine Le Pen il mercato. La candidata del Front National inaugura la campagna per il ballottaggio in quella «Francia che si alza presto». Tra banchi del pesce e delle carni, fiori e «frattaglie». È l'ingrosso di prodotti freschi più grande del pianeta. Ed è francese. A dispetto dell'osteggiata mondializzazione si è presentata alle 6 del mattino in questa periferia a quindici chilometri a sud di Parigi. Pochi selfie, tanto ottimismo: «Possiamo vincere e il 7 maggio andremo a vincere».

Alla fiera di Rungis tocca temi cari ad alcune frange della destra repubblicana: islam, laicità, lavoro. Magari non con una soluzione a portata di mano, ma almeno da dibattere. Quale posto migliore di un mercato che espone carni fresche per interrogarsi su una personale convinzione? «Credo che il 90% dei mattatoi in Francia siano ormai halal», dice. Poi assicura: «C'è un vociare che ripete che Macron vincerà, ma non sarà così». Chissà se sapeva già che proprio oggi il Parlamento europeo avvierà l'iter per la revoca della sua immunità per il suo presunto uso scorretto di fondi.

È anche un modo per rispondere al presidente uscente François Hollande che ieri è tornato a rivolgere ai francesi un nuovo appello: «Bisogna essere estremamente seri e mobilitati», contro Le Pen, ça va sans dire. È la seconda volta che Hollande interviene dopo il risultato del primo turno. Segno che lui stesso sospetta come qualcosa potrebbe andare diversamente da quanto dicono i sondaggi. «Non vi siete resi conto di quello che è successo domenica spiega il socialista . Tutti hanno guardato al risultato come un punto di arrivo, ma il punto è che è passata Marine Le Pen».

La leader della destra nazionalista gongola e torna a interrogarsi sul come attirare voti. Svolta animalista e battaglia aperta al settarismo religioso si incrociano bene. E allora promette: «L'abbattimento di un animale senza stordimento preventivo deve essere vietato». Non c'è nel programma, ma a parte i musulmani che non l'hanno votata con la Grande Moschea di Parigi che ha dato esplicita indicazione di voto contro di lei è un tema da ampliare verso un animalismo non militante, possibile per raccogliere consensi. Come dire: si può mangiare carne, ma una «tortura» per ragioni religiose nella laica Francia non è pensabile. Il tema d'altronde è caldissimo dopo la battaglia vinta da molte associazioni per dotare di telecamere la maggior parte dei mattatoi.

In vista del secondo turno trova spazio anche il suo congedo dalla presidenza del Front National, un gesto per apparire ancor di più come candidata del popolo. Contro le élite, ma senza fiamma alle spalle. Anche l'islam politico, le consuetudini ad esso legate, ha ampiamente denunciato in apertura di campagna come élite. Un meccanismo che negli anni ha mutato le abitudini degli imprenditori, considerati razzisti se non consentono ore di riposo per la preghiera ai dipendenti musulmani, o il rispetto di festività non presenti nel calendario ufficiale, pasti ad hoc nelle mense aziendali e via discorrendo.

Dopo l'ultimo endorsement di Hollande per Macron (che potrebbe tanto assomigliare anche a un bacio della morte) Le Pen dice pure: «Grazie Hollande, ora posso non chiamarla più presidente». La strategia per il secondo turno è di «convincere dibattendo», il che scontenta l'anziano padre Jean-Marie che ha definito la sua campagna «troppo debole». Non c'è una sola ricetta. Anche lei oggi più che mai pare pronta ad aprire alle idee di altri candidati.

Ad esempio si lascia ancora desiderare il sostegno del sovranista Nicolas Dupont Aignan, che col suo milione e 700 mila voti potrebbe esserle utilissimo per ribaltare le previsioni.

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