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Le Pen "commossa". Perde ma è record dell'estrema destra. "La partita è aperta"

Due a zero per Macron. Marine Le Pen perde al ballottaggio la sua terza e decisiva sfida per l'Eliseo, la seconda contro il leader di En Marche

Le Pen "commossa". Perde ma è record dell'estrema destra. "La partita è aperta"

Due a zero per Macron. Marine Le Pen perde al ballottaggio la sua terza e decisiva sfida per l'Eliseo, la seconda contro il leader di En Marche. Ma la figlia d'arte della politica d'Oltralpe porta l'estrema destra al miglior risultato nelle elezioni presidenziali di Francia, tanto che a pochi minuti dalla diffusione dei risultati parla alla nazione, si dice «commossa» e lancia «la grande battaglia» per le elezioni legislative del 12 e 19 giugno: «Riuniremo chi si opporrà a Macron».

Marine Le Pen seppellisce definitivamente quel «diavolo» di papà Jean-Marie, contro cui la Francia «repubblicana» si mobilitò nel 2002 a favore di Jacques Chirac. La ragazza cresciuta a pane e politica ha reso l'estrema destra una forza in grado di raccogliere circa il 41,8% dei voti al secondo turno, contro il 33,9% di cinque anni fa. Erano 5 milioni e mezzo gli elettori di estrema destra vent'anni fa con papà Jean-Marie, sono stati oltre 10 milioni e mezzo nel 2017 e circa il 6% in più al ballottaggio di ieri.

Da «appestata», la leader dell'estrema destra è ormai una costante del sistema politico francese. Perde ma è il simbolo di un partito, il Rassemblement National, che da tempo non fa più paura ai francesi, anzi è diventato punto di riferimento di milioni di giovani, della classe operaia, delle periferie e della Francia rurale, dove è andata forte, e che non a caso ha ringraziato calorosamente. Marine è oggi la bandiera di una fetta di Paese a caccia di un cambiamento radicale, spaventata dall'immigrazione e arrabbiata contro le diseguaglianze sociali. Lo stop all'Eliseo è tuttavia la conferma che il sovranismo in salsa Le Pen spaventa ancora la maggioranza, specie in questi tempi di guerra in Ucraina e di conflitto politico ed economico con la Russia di Vladimir Putin, che Macron ha avuto gioco facile a definire il «banchiere» di Marine dopo il prestito ricevuto dal Rassemblement da una banca ceco-russa.

Il nazionalismo di Marine non ce l'ha fatta contro l'europeismo di Macron. L'agenda redistributiva, protezionista e interventista della leader dell'estrema destra, che si è allargata a sinistra, non è bastata a placare i timori di una Francia alle prese con le turbolenze internazionali e timorosa di uno scontro diretto con l'Unione europea, al quale l'elezione di Marine avrebbe condotto di certo. Tra il rischio instabilità della sua vittoria e la prospettiva più stabile della continuità macroniana, i francesi hanno preferito la seconda.

Pur addolcito dall'ingresso di Eric Zemmour nella sfida presidenziale, il volto di Marine non ha convinto del tutto gli indecisi e non ha retto all'urto di un altro exploit, quello del leader dell'estrema sinistra Jean Luc Mélenchon, che ha pesato come non mai in questa elezione, finendo alle spalle di Marine al primo turno (lei al 23,1%, lui al 21,9%, 400mila voti di scarto), poi chiedendo ai suoi elettori di non regalare «nemmeno un voto a madame Le Pen» al ballottaggio e infine commentando ieri i risultati: «La sconfitta di Marine Le Pen è una buona notizia». Un estremo contro l'altro. E tra i due litiganti, ad avere la meglio è stato Macron.

«È una vittoria eclatante», ha detto del suo risultato subito dopo la chiusura delle urne, in una campagna elettorale che, con toni critici e divisivi, definisce «sleale e violenta». Marine vuole ribadire il concetto di tutta la campagna elettorale: «Quando il popolo vota, il popolo vince». Ma ora che i francesi hanno votato e lei, per la terza volta, e nella seconda sfida con Macron non ha vinto, la attendono giorni cruciali in vista delle legislative, in genere disastrose per il suo partito, di fronte a un sistema maggioritario a doppio turno che fin qui ha tenuto lontano il suo Rassemblement National. Dovrà scegliere se indirizzarsi verso un'alleanza delle destre, come sembra aver preannunciato ieri e come le chiedono i fratelli-coltelli Zemmour e Marion Maréchal, la nipote che ha cresciuto da bambina ma che le ha voltato le spalle al primo turno, diventando numero due del partito di Zemmour. «La battaglia politica continua - dice lei - La partita è aperta» per le politiche e il rinnovo dell'Assemblée generale. Ma è la parola fine per le sue aspirazioni presidenziali. Marine dovrà decidere quale destra può ancora farcela.

Se la sua, dal volto più moderato, o l'unione con il diavolo Zemmour.

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