Le Pen promette "la rivoluzione" e cerca gli astenuti. Poi sfida l'Europa

La candidata del Rassemblement National: voglio il proporzionale per l'Assemblea, presidenza di 7 anni e un futuro di referendum per cambiare la Costituzione. Al voto anche i Trattati europei

Le Pen promette "la rivoluzione" e cerca gli astenuti. Poi sfida l'Europa

Promette «una nuova era democratica»: ritorno ai 7 anni di presidenza (ma non rinnovabili), sistema proporzionale alle elezioni legislative, «rivoluzione referendaria» con l'introduzione dell'iniziativa popolare, che sembra fatta apposta per attirare gli indecisi e quel 26% di astenuti al primo turno, simbolo del «fossato sempre più profondo tra cittadini e istituzioni», tra i quali cerca la vittoria finale alle presidenziali del 24 aprile. Ma nella conferenza stampa convocata nel primo pomeriggio di ieri a Vernon, in Normandia, anticipo dell'ospitata televisiva della sera su Tf1, Marine Le Pen regala qualche assist agli avversari, quando attacca la rete televisiva «Quotidien» e i suoi reporter: «Non fanno informazione. È una rete di intrattenimento», affonda, giustificando la decisione di non accreditarli. Le chiedono: «È lei che decide chi è giornalista?». Risposta: «Sì, sì, sono io che decido. Sono nel mio quartier generale e l'ho deciso diversi anni fa». Tanto basta per scatenare il presidente del gruppo parlamentare della République En Marche (Lrem) del presidente Emmanuel Macron: «Dietro il suo sorriso posato, c'è il totale disprezzo per la libertà di informazione», attacca Christophe Castaneur, ex ministro dell'Interno. E in serata arriva anche l'affondo di Macron: «Quello che vuole fare è quello che vediamo in Ungheria, ridurre metodicamente e gradualmente i diritti». Portare la Francia fuori dall'Europa, insomma. Questione che si lega a un altro tema cruciale, dopo che Marine ha esposto i suoi «annunci democratici» e promette «obbligatoriamente e a pieno diritto» di «sottoporre a referendum i trattati che implicano limitazione di sovranità o adesione di un nuovo Stato alla Ue». «Vuole uscire dall'Unione europea senza dirlo», è la sintesi di Macron, mentre i costituzionalisti inorridiscono e Bruxelles trema.

Un gruppo di contestatori, quando la candidata del Rassemblement National lascia l'edificio, le grida «Marine Poutine», riferimento ai legami con la Russia, da una cui banca il suo partito ottenne un prestito, mentre lei alla vigilia delle presidenziali del 2017 incontrò Vladimir Putin, che ammise poi in conferenza stampa con Macron a Versailles: Marine «viene regolarmente a Mosca».

Non è stata una giornata facile ieri per la sfidante Le Pen, che pure a 11 giorni dal ballottaggio per l'Eliseo, è più vicina che mai all'impresa. L'ex presidente Nicolas Sarkozy, un tempo leader del centrodestra francese oggi in frantumi, ha annunciato il suo sostegno a Macron al secondo turno, lo stesso hanno fatto l'ex premier socialista Lionel Jospin, la Confindustria francese e il principale sindacato, la Cgt. Madame Le Pen è consapevole che l'establishment farà di tutto per fermare la sua ascesa. Ma sa anche che l'endorsement di Sarkò - detto «il presidente bling bling» per il suo amore per il lusso - può farle gioco e marcare la differenza con le élite. Le danno fiducia alcune rivelazioni: un terzo dell'elettorato di estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon si dice pronto a votarla, nonostante lui abbia chiesto di «non darle un solo voto». E un sondaggio online del Figaro rileva che 6 votanti su 10 non sono favorevoli a un «fronte repubblicano» per fermarla.

Marine tira dritta per la sua strada. All'annuncio di Macron, di un referendum sulla sua criticatissima riforma delle pensioni, lei ribatte: «È una manovra tattica per sedurre gli elettori della gauche. Alla fine - ne è convinta - il presidente «andrà fino in fondo alla sua ossessione» di alzare il tetto a 65 anni. Lungo la strada della normalizzazione, Marine spiega che non chiamerà Eric Zemmour nel suo governo, né la nipote Marion Maréchal, che lo ha appoggiato al primo turno.

Ora che se ne è liberata, relegandolo al 7%, insiste per smarcarsi dall'estremista che l'ha fatta apparire moderata. Prepara il duello tv del 20 aprile e ha diffuso il nuovo manifesto elettorale. Posa presidenziale, sorriso, e il messaggio al Paese: «Voglio governare con tutti i francesi. Per tutti i francesi».

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