L'esempio precedente ci ha fatto vedere chiaramente come all'aumentare dell'assegno pensionistico e degli anni di anticipo, l'Ape diventi via via meno conveniente. Il governo, però, dispone di risorse limitate ma di molta fantasia: di qui l'idea di ricorrere alla Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) per cercare di far contenti tutti. In pratica, l'idea è quella di consentire a chi dispone di una pensione integrativa di farsi anticipare parte dell'assegno cui avrebbe diritto. Facciamo un esempio concreto di un pensionato cui spetterebbe una pensione lorda di 2.700 euro mensili lordi (2mila netti circa). Se scegliesse un anticipo del 95% per percepire 1.900 euro netti mensili circa, la penalizzazione sarebbe del 6% una volta raggiunta l'età pensionabile. Questo significa che si troverebbe a pagare circa 160 euro al mese per ogni anno di anticipo, cioè scegliendo di uscire tre anni prima si troverebbe percepire 1.520 euro mensili anziché i 2mila previsti.
Attingendo alla previdenza integrativa e accontentandosi di qualcosa di meno, il lavoratore potrebbe chiedere all'ente previdenziale il 50% dell'assegno (mille euro) dimezzando l'esborso e farsi anticipare il 25% (500 euro) dal fondo di previdenza integrativa che decurterà successivamente la rendita.
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