«Infine richiamandomi alla conversazione avuta a Roma a fine ottobre spero che in futuro l'Italia consideri la possibilità di contribuire alle capacità di bombardamento nella lotta all'Isis». Il New York Times di venerdì aveva omesso la frase più importante contenuta nella lettera datata primo dicembre indirizzata al nostro ministro della Difesa Roberta Pinotti dal segretario della Difesa statunitense Ashton Carter. Quella frase cambia completamente il senso del documento trasformandolo da «richiesta informale indirizzata a tutti gli alleati» - come minimizzavano ieri fonti della Difesa interpellate da Il Giornale - in specifica richiesta di partecipazione dell'Italia ai bombardamenti contro lo Stato Islamico sul fronte iracheno. La frase mancante, fondamentale per comprendere il tono della richiesta, viene messa a disposizione de Il Giornale da Wikilao il sito italiano che ha «passato» la lettera al New York Times e la pubblicherà oggi in forma integrale. Contrariamente, dunque, a quanto dichiarato fino ad oggi dal nostro governo non solo Washington ci ha chiesto di destinare ad azioni di bombardamento i quattro Tornado, impegnati solo per missioni di ricognizione sulle linee irachene del Califfato, ma ce lo ha addirittura chiesto per ben due volte. La prima richiesta, come si deduce dalla lettera, venne rivolta già ad ottobre quando Ashton Carter in visita in Italia incontrò Roberta Pinotti. Una visita preceduta dalle indiscrezioni del Corriere della Sera, poi smentite da Renzi, secondo cui l'Italia era pronta ad armare i Tornado per metterli in condizione di colpire le postazioni dello Stato Islamico. Decisamente insoddisfatto dalla recalcitrante posizione del governo italiano il segretario alla Difesa statunitense sarebbe dunque tornato alla carica nella lettera del primo dicembre. «Apprezziamo profondamente l'impegno dell'Italia in questa battaglia, tuttavia molto lavoro deve ancora esser fatto» scrive Carter prima di arrivare al sodo e mettere l'accento sulla necessità che l'Italia contribuisca «alle capacità di bombardamento contro l'Isis».La lettera è un altro colpetto alla credibilità del governo di Matteo Renzi che ad ottobre, dopo le indiscrezioni sulla possibilità di armare i Tornado, aveva smentito in maniera assolutamente decisa qualsiasi richiesta americana. Del resto che il tentennante governo Renzi fosse tenuto sotto pressione da Washington e da altri alleati lo si era già capito. Giovedì scorso a lanciare un duro affondo ci aveva pensato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg criticando i tagli alle spese militari decisi dal nostro governo. «Voglio vedere che tutti gli alleati europei smettano di tagliare le spese militari e questo vale naturalmente anche per l'Italia» aveva dichiarato il segretario generale presentando il Rapporto 2015 dell'Alleanza Atlantica. Dal Rapporto emerge che le spese italiane, pari allo 0,95% del Pil, restano assai lontane dall'obbiettivo del 2% richiesto ai paesi membri della Nato. Inoltre, nel 2015, il taglio italiano è stato del 12,4% ovvero il più incisivo fra quelli decisi dai 28 alleati. Ma il più infuriato per le recalcitranti posizioni italiane resta il presidente francese Francois Hollande.
Imbufalito per il «no» di Renzi alle sue richieste di aiuto nella lotta allo Stato Islamico rivolte dopo le stragi di Parigi il presidente francese ha tagliato i ponti con l'Italia trasformandosi nel miglior alleato di Angela Merkel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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