Treni, l'incubo delle pendolari: "Molestate, seguite e stuprate"

Aggressioni, prepotenze, uso di droghe, molestie sessuali Quante minacce per i pendolari, le donne rischiano di più

Treni, l'incubo delle pendolari: "Molestate, seguite e stuprate"

Salire su un treno è un po' come tentare il terno al lotto. Lo sanno i pendolari in tutta Italia e lo tengono bene a mente soprattutto le donne. Aggressioni, furti, scippi e violenze fanno ormai parte del gioco. Il gioco di chi è costretto ogni giorno a salire su un convoglio per andare e tornare dal lavoro: se sei fortunato vinci e arrivi incolume a casa. Altrimenti possono essere guai.

Per carità. Impossibile chiedere alla polizia ferroviaria (o alle aziende interessate) di presidiare tutte le stazioni e controllare ogni vagone delle migliaia di mezzi che ogni giorno collegano il Belpaese. Ma negli ultimi tempi le cronache raccontano un disagio che i passeggeri ritengono sempre più preoccupante. «Salire su un treno in un orario non di punta è un pericolo», sintetizza senza mezzi termini una pendolare milanese. Le piccole stazioni italiane sono spesso buie e incontrollate, quelle grandi attirano balordi e alcuni convogli delle linee secondarie «sono presidiati solo da un capotreno che per lunghe tratte se ne sta chiuso in cabina». Così a farla da padrone sono balordi, malintenzionati, ubriachi e gang di giovani poco dediti al rispetto delle regole.

Provare per credere (guarda il video). Siamo sul passante che da Varese porta a Treviglio, attraversando Milano. Alle porte del capoluogo meneghino sale un gruppo di quattro ragazzi, pantaloni corti, magliette un paio di taglie in più del necessario e cappellino da baseball. Una cassa portatile spara musica a tutto volume. Sono le 22,20 circa. Gli altri passeggeri osservano spaventati: «Sarà una baby gang?». Il capotreno passa oltre senza battere ciglio. I quattro ragazzi si barricano al secondo piano, si accendono un paio di canne e saturano l'aria di un vagone in cui sarebbe (sarebbe!) vietato fumare.

I numeri in fondo parlano chiaro. «Durante l'arco dell'anno - si legge nel consuntivo dell'attività della Polfer del 2017 - sono state impiegate oltre 196mila pattuglie in stazione e più di 43.500 a bordo treno». Non solo. È stato necessario scortare «93.029 convogli ferroviari (con una media di circa 254 al giorno)». A questo si aggiungono «15.399 servizi antiborseggio in abiti civili» per un totale di oltre un milione di controlli, 1255 arresti e 8963 persone indagate in stato di libertà.

Gli sforzi però sembrano non bastare. I casi di violenza, sebbene in lieve riduzione rispetto al 2016 (-15 per cento), sono ancora numerosi. Le aggressioni denunciate dal personale ferroviario nel 2017 sono state 447. In media significa più di un episodio al giorno. E non è poco, considerando le 52 «lesioni con conseguenze gravi» subite dagli agenti della Polfer. Peraltro non esiste un conteggio preciso delle molestie contro i pendolari, ma a sentirne le storie si resta sbalorditi: ognuno ha un aneddoto da raccontare. Soprattutto le donne. «Dopo le 21 non ci si sente sicure», dice Antonella. Il motivo? «Sui treni vige l'anarchia», spiega Sara. «La gente sale e fa un po' quello che vuole». Come masturbarsi di fronte agli sconosciuti. «Ho visto un signore seduto qualche posto più avanti a me che iniziava a manovrare lì...- ricorda Lucia -. Altre ragazze hanno vissuto gli stessi episodi».

E così le donne hanno imparato ad adattarsi ricorrendo a qualche trucco: si spostano nei vagoni di testa, riconoscono potenziali soggetti pericolosi e se ne tengono alla larga. Ma sono solo espedienti. E non sempre sufficienti. Perché gli utili stratagemmi non annullano i pericoli. Li rendono solo meno probabili.

A dimostrarlo ci sono testimonianze dirette. «Parliamo di fatti che vanno dal banale all'estremamente pericoloso - continua Lucia -. Una volta una ragazza è stata colpita da un martelletto di quelli che servono per frantumare i vetri in caso di emergenza». Altre ricordano gli stupri avvenuti in passato temendo di essere le prossime. Ed è il meno.

«Molti si drogano a bordo del treno, lasciando poi le siringhe sui sedili». Lucia mostra la foto e i video raccolti da un gruppo pendolari: la carta stagnola gettata in terra, le siringhe rosso sangue a portata di bambino, il rischio di contrarre malattie. «Un incubo».

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