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Più farmaci per le patologie croniche

L'Italia ha rafforzato la produzione interna per far fronte alla carenza strutturale

Più farmaci per le patologie croniche
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La crescita delle patologie croniche, l'instabilità delle catene di approvvigionamento e l'aumento dei costi energetici e produttivi hanno reso evidente un concetto spesso trascurato: senza una strategia industriale solida e lungimirante, l'Italia non può garantire continuità terapeutica ai cittadini. Nonostante la farmaceutica rappresenti da anni un'eccellenza del Made in Italy, con 56 miliardi di produzione e 71.000 dipendenti, il Paese continua a confrontarsi con carenze di medicinali che colpiscono soprattutto chi necessita di cure continuative.

Con l'Italia tra i Paesi più longevi al mondo, la gestione delle malattie croniche è diventata cruciale. Oltre il 40% della popolazione convive con almeno una patologia cronica. Le terapie di lungo periodo richiedono continuità di fornitura, qualità produttiva, tecnologie capaci di garantire aderenza e investimenti costanti in nuovi strumenti e formulazioni. La capacità produttiva deve ampliarsi e diversificarsi, con aziende radicate sul territorio e stabilimenti moderni.

Le carenze non sono più episodi isolati: tensioni geopolitiche, costi in aumento e rigidità dei prezzi dei farmaci rendono fragile il sistema. Potenziare gli impianti italiani non è solo un obiettivo economico, ma un presidio di salute pubblica.

Le aziende a capitale nazionale, spesso familiari, costituiscono il nucleo della produzione domestica. Le FAB13, tredici gruppi storici, impiegano oltre un quinto della forza lavoro del settore e controllano quasi trenta siti produttivi, garantendo continuità nei farmaci essenziali e proteggendo i pazienti cronici dalle carenze.

Il gruppo I.B.N. Savio investe da oltre quarant'anni in terapie per diabete, malattie metaboliche e patologie dell'osso. Nel 2015 ha rilevato lo stabilimento di Pavia da Merck Sharp & Dhome, trasformandolo in un centro produttivo centrale per farmaci destinati alle cronicità. La capacità produttiva è cresciuta fino a oltre un miliardo di unità all'anno e nel 2025 il sito realizzerà circa 25 milioni di confezioni, di cui il 70% resterà sul mercato italiano.

La famiglia Stefanelli, alla guida del gruppo, sottolinea: Il nostro obiettivo è continuare a investire in innovazione e occupazione qualificata, contribuendo a una catena del valore completa e indipendente dichiarano Emilio e Monica Stefanelli, soci di riferimento attivi nel Gruppo SAVIO. Per garantire la disponibilità di farmaci la cui domanda è in continua crescita, come quelli riguardanti le patologie croniche, è necessario aumentare la produzione interna degli attivi, per i quali l'Italia dipende da Cina e India, e rafforzare le produzioni esistenti, tenendo conto dell'incremento ormai strutturale dei costi produttivi, che non dipende solo dall'aumento del costo della materia prima ma da numerosi altri elementi, primo fra tutti il costo dell'energia.

Il tema non riguarda solo le materie prime, ma anche i costi energetici, la logistica, la necessità di investire in tecnologie e sistemi di controllo qualità e l'adeguamento agli standard regolatori. Consolidare e potenziare la produzione interna diventa fondamentale per garantire continuità terapeutica e sicurezza dei pazienti, richiedendo visione, investimenti e coordinamento tra industria e istituzioni.

L'industria farmaceutica italiana possiede già molti elementi per garantire autonomia strategica: imprese

radicate, competenze consolidate, capacità produttiva crescente, investimenti costanti in innovazione e una solida tradizione imprenditoriale familiare, capace di guardare al futuro con responsabilità e visione di lungo periodo.

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