Politica

"Più soldi alla cybersecurity". La strana passione M5S per gli 007

E adesso scoprono l'intelligence

"Più soldi alla cybersecurity". La strana passione M5S per gli 007

Milano - Il nome in codice dei servizi segreti britannici è MI5, quello degli 007 italiani fa sempre più rima con M5S. Quello tra i Cinque Stelle e l'intelligence sembra un innamoramento che viaggia sottotraccia, come ha scritto nei giorni scorsi La Notizia. Il Cupido della situazione risponde al nome di Angelo Tofalo, parlamentare grillino che siede nel Copasir, il Comitato di controllo sui servizi segreti. Nell'ambiente della cyber security Tofalo è di casa da molto tempo, ben prima di abbracciare la causa dei Cinque Stelle, partito da sempre animato dal complottismo e ossessionato dai poteri forti.

In ballo ci sono fino a 2,5 miliardi di possibili investimenti in cybersecurity che potrebbero fare gola a Finmeccanica (oggi Leonardo), che peraltro da tempo si è mossa con i suoi uomini per fare lobbying tra gli schieramenti. Non c'è solo Marco Carrai, l'uomo a cui Matteo Renzi avrebbe voluto affidare la rete di spionaggio e controspionaggio sulla rete dalle intrusioni di aziende e governi esteri. Nei giorni scorsi a uno dei tanti convegni organizzati da Tofalo (che come Carrai sogna «un'agenzia specifica per la cyber security») e dai Cinque Stelle c'era anche Adriano Soi (nella foto), ex prefetto responsabile delle relazioni con la stampa del Dis (il Dipartimento che coordina i nostri Servizi segreti) ai tempi di Gianni de Gennaro, oggi in Finmeccanica-Leonardo, e che in passato - scrive La Notizia - vantava rapporti con l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. Soi da diversi mesi avvisa del pericolo che aziende e governi corrono e lo fa da direttore del primo corso di formazione Intelligence economica organizzato da Formiche.net: «Lo spionaggio industriale è oggi estremamente aggressivo - dice - bisogna preservare il know how delle aziende nazionali e aiutarle a comprendere lo scenario in cui operano all'estero mentre la politica deve saper riconoscere quando gli investimenti esteri nelle grandi imprese di interesse nazionale abbiano scopi di crescita economica e non siano, invece, solo shopping industriale finalizzato solo all'acquisizione di know-how».

Una missione per cui il governo Renzi ha stanziato 150 milioni di euro. Briciole se si pensa che «ci sono società altamente strategiche in termini di sistema Paese che è necessario tutelare», ha detto Tofalo, secondo cui gli investimenti dovrebbero salire almeno a «2-2,5 miliardi».

Musica per le orecchie di Finmeccanica-Leonardo.

Commenti