Il piano di Berlusconi: «Meno fisco e Stato Aiuti a chi ha bisogno» Il leader di Forza Italia parla ai giovani di Campus Everest riuniti a Giovinazzo: «Su le maniche, pronti alla mobilitazione»

nostro inviato a Giovinazzo (Ba)

Silvio Berlusconi affila le armi in vista della ripresa autunnale e studia una strategia d'attacco. Le legislatura si appresta ad affrontare i suoi passaggi-chiave (legge elettorale, ddl Cirinnà, legge di Stabilità) e il presidente di Forza Italia, intervenendo telefonicamente durante il Campus Everest di Giovinazzo, lancia un messaggio alle varie componenti del movimento giovanile di Forza Italia, riunite nella cittadina pugliese: «Preparatevi alla mobilitazione, tiratevi su le maniche e mettete mano al vostro entusiasmo, lo stesso che mettemmo noi in campo nel '94».

Nella mente del presidente azzurro ci sono diversi elementi di preoccupazione che si affastellano. Quello legato allo scenario politico che rischia di delinearsi attraverso l'approvazione delle riforme costituzionali e una legge elettorale che rappresenta un pericolo per la democrazia. L'Italia «rischia di avere una legge che praticamente abolisce il Senato. Con il premio di maggioranza a un solo partito con meno del 40% dei consensi si può ottenere la guida del Paese». In sostanza «si rischia il regime». Una situazione figlia di una sequenza di anomalie negli anni. Anomalie mirate a un progetto preciso, sintetizzato così dal Cavaliere: «Berlusconi delendum est».

«Renzi, mai eletto neppure al Parlamento europeo, si è auto catapultato al potere e 32 nostri senatori hanno tradito e sono diventati la stampella di un governo di sinistra. Per fortuna oggi quei politici di professione se ne sono andati, con nostra grande soddisfazione, e qui c'è una classe dirigente nuova pronta a fare il proprio dovere». Berlusconi individua una platea elettorale ben definita a cui indirizzare il messaggio liberale. «Dobbiamo puntare ai 26 milioni che non hanno votato alle ultime elezioni. Non dobbiamo mettere nel mirino gli incazzati perché quelli votano Salvini e Grillo. Dobbiamo parlare ai delusi e ai rassegnati, a coloro che non votano perché pensano sia inutile. D'altra parte quando non vota il 54% della popolazione non si può parlare di democrazia».

La piattaforma per il rilancio di Forza Italia verrà presentata ben presto. «Si stima una crescita dello 0,6%, ma non è sicuro che questo accadrà. Il debito pubblico è salito al 133%. Siamo la maglia nera dell'Europa. L'Italia deve tornare a essere un luogo dove si vive nel benessere. Ho lavorato a un progetto che presenterò tra poco, in cui credo profondamente. Abbiamo un programma chiaro in mente, un programma liberale aggiornato, fatto di due meno è un più: meno tasse, meno Stato, più aiuto a chi ha bisogno. Il tutto con un'imposta unica al 20%, la chiusura di Equitalia, nessuna tassa sulla prima casa, pensione minima a mille euro».

Berlusconi si sofferma poi sulla grande emergenza dell'immigrazione. «Non fatevi ingannare dalla vicenda ungherese. Quella gente che tenta di raggiungere Austria e Germania è gente con una professionalità, non di certo un pericolo per quelle nazioni e comunque nell'ordine di qualche migliaio. La situazione nel Mediterraneo è invece molto preoccupante. Ero stato io a stringere accordi con la Libia di Gheddafi, per regolamentare i flussi. Era un dittatore sì, ma lo avevamo addomesticato e lui era l'unico che riusciva a tenere insieme le 105 tribù libiche. Oggi sono molto preoccupato perché c'è un pericolo chiamato Isis che si serve di queste immani tragedie per portare insidie in Europa». Inoltre c'è «una grande carenza di leadership in Europa così come negli Stati Uniti del presidente Obama. Gli Stati Uniti che dopo aver favorito le Primavere Arabe si stanno sempre più chiudendo in loro stessi».

Qual è dunque la risposta possibile? «L'Occidente deve mettere in campo una grande coalizione con l'Ue, i Paesi Nato, gli Stati Uniti e la Russia sotto l'egida dell'Onu per mettere fine a questo fenomeno dell'Isis. Se questo non avverrà saremo di fronte a un pericolo enorme, anche sul fronte di fenomeni migratori che rischiano di diventare incontrollabili».

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