Lo hanno trovato in coma all'ospedale. La fine del viaggio in Thailandia di Gianluca Di Gioia, 36enne di Venegono Inferiore nel varesotto, è stata in un letto di ospedale: è stato avvelenato e poi rapinato, questa la prima ricostruzione offerta ai famigliari precipitatisi dall'altro capo del mondo. Ma le informazioni stentano ad arrivare. Quello che va bene invece è la solidarietà per l'incidente avvenuto al ragazzo: in poche ore sono stati raccolti i soldi necessari alle cure grazie a una raccolta fondi promossa da amici e parenti su Facebook.
L'insegnante di inglese è stato ritrovato il 24 in fin di vita in una cittadina del Laos. «Era sotto la pioggia da parecchie ore, ignorato dai passanti racconta Luca Antonio Labollita, l'amico di infanzia che ha organizzato la raccolta fondi sui social network poi è stato visto dalla polizia locale che ha dato l'allarme poi trasmesso alle autorità italiane. Gli hanno rubato la carta di credito e il cellulare, mentre il portafoglio era lì». Sulla dinamica dei fatti e sull'aggiornamento delle condizioni del giovane ci sono ancora delle difficoltà: «Le informazioni sull'accaduto per ora sono queste, mentre con la clinica privata ci sono alcuni problemi sui dettagli: non vogliono altri traduttori a parte i loro dipendenti, ma quello assegnatogli non parla bene l'italiano specifica Labollita - Gianluca comunque è in miglioramento». Troppo presto però per essere ottimisti: «Gli hanno già somministrato due volte il farmaco per il risveglio spiega l'amico ma non è servito, non gli ha fatto né male né bene, l'unica opzione al momento è attendere lunedì e vedere cosa diranno i medici e se sarà possibile trasportarlo».
La speranza è quello di riportarlo in Italia quanto prima, anche per i costi dell'ospedale privato nel quale è ricoverato: 2.500 euro al giorno. La mano di amici, parenti o generosi sconosciuti però ha già permesso di accumulare 104mila euro per il trasporto medico. E le donazioni continuano, alleggerendo il peso per la famiglia che sta rapidamente esaurendo le risorse economiche. Le informazioni dalle autorità invece scarseggiano su entrambi i fronti. Anche la Farnesina sembra inerte: i parenti si sono lamentati su Facebook perché, essendo durante il fine settimana, negli uffici pubblici non si trova nessuno. Quindi per il momento si arrangiano da soli.
Gianluca dunque al momento può contare sulla solidarietà dei suoi cari. La speranza per lui di tornare alla casa a un chilometro dall'abitazione dei genitori dove viveva la nuova vita da single da un anno è ancora accesa. Per altri turisti stranieri che hanno visitato la Thailandia invece si è spenta: il caso di due canadesi avvelenate nel 2012 ha dato da scrivere alla stampa anglosassone per tre anni, alla fine pare che nell'ultimo cocktail bevuto ci fosse un insetticida. E allo stesso tempo ha messo in luce un problema più ampio: gli avvelenamenti o intossicazioni gravi sono una questione seria in questa nazione asiatica. Secondo una pubblicazione del U.S. National Institutes of Health, dal 2001 al 2010 in Thailandia sono stati registrati 2.901 casi a causa di piante spesso ingerite accidentalmente. Mentre i casi totali di avvelenamento nel periodo indicato sono stati 92mila.
Quindi anche per il caso di Gianluca non è certo che l'avvelenamento sia stato voluto, forse la rapina è avvenuta dopo. Quando ormai il ragazzo si trovava già privo di sensi. La verità potrà raccontarla solo lui quando si sveglierà.
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