Vaticano

La piccola Angelica morta e il mistero del dolore

Angelica l'avevano chiamata e Angelica invocano nel pianto i genitori ora che un angelo è diventata davvero e loro cercano di affogare il dolore nell'abbraccio del Papa.

La piccola Angelica morta e il mistero del dolore

A ngelica l'avevano chiamata e Angelica invocano nel pianto i genitori ora che un angelo è diventata davvero e loro cercano di affogare il dolore nell'abbraccio del Papa. Una sola immagine a raccontare meglio di qualunque trattato di filosofia che la vita è quel mistero talmente profondo e insondabile che nemmeno la fede del vicario di Dio in terra può rispondere alla domanda di una mamma che ha appena perso una bambina di 5 anni. Un'innocente condannata a morte da un solo cromosoma in più nel patrimonio genetico e di fronte alla quale il «perché» diventa lo strazio più crudele. «Per la scienza era incompatibile con la vita, ma Angelica era tutto fuorché incompatibile con la vita». E allora dove nulla hanno già potuto la ragione e la medicina che si sono dovute arrendere di fronte all'impossibilità di una spiegazione e di una cura risanatrice, anche Francesco nel momento tutto sommato felice del sollievo per l'uscita dall'ospedale, può concedere solo un abbraccio e asciugare le lacrime sulla sua veste candida. Un gesto da padre a cui una figlia chiede conforto, ma attonito pure lui in quel dolore a cui si rende conto di non poter dare giustificazione. Perché nulla e nessuno, nemmeno il Papa può offrire un senso alla morte imposta a un figlio che se ne va prima (e in questo caso terribilmente prima) dei genitori. Nemmeno in nome di quel Creatore infinitamente buono e di quella religione a cui i credenti, ma nella disperazione anche tanti non credenti, si aggrappano quando la ragione mai così tanto ancilla fidei non ce la fa proprio. E nemmeno la Divina Provvidenza può consolare anche il credente più osservante. E allora la vera lezione di teologia la dà la mamma che in quell'abbraccio dice di aver trovato «pace». Ma non l'unica consolazione. Perché, aggiunge al Tg1, «sappiamo di aver potuto dare ad Angelica tutto quello che meritava, la dignità di una vita anche se a volte la sofferenza può spaventare e può magari far decidere di allontanarsi per preservarsi dal dolore». E allora dove poco può la fede, tanto può un papà che «alle famiglie che hanno bambini fragili dico di non mollare mai. E la forza, se non l'avete, cercatela ovunque. E vedrete che la troverete». Un'enorme preghiera laica che sgorga dal cuore e diventa il più trascinante inno profano, ma anche sacro in quella lotta al dolore che prima di uccidere due genitori per la disperazione, si trasforma nella più meravigliosa speranza per l'umanità.

Quella forza che è solo un figlio a darci, come raccontano le Madonne con Gesù straziato in braccio.

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