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La prima picconata ai decreti Sicurezza: permessi prorogati a 20mila clandestini

Il governo rinvia sine die la protezione umanitaria. E stanzia altri 6,8 milioni

La prima picconata ai decreti Sicurezza: permessi prorogati a 20mila clandestini

Lo smantellamento dei decreti Sicurezza è servito. E si parte proprio con la misura più adatta a mantenere in Italia gli immigrati con il permesso di soggiorno temporaneo: il Viminale infatti ha deciso di prorogare la protezione umanitaria anche a coloro per i quali scadrebbe il 31 dicembre prossimo. Proroga sine die stando a quanto si apprende da una nota stampa del ministero dell'Interno diffusa anche per tranquillizzare quei Comuni benevoli con gli immigrati che continueranno, fino a tutto il 2020, a spartirsi i fondi per la cosiddetta accoglienza diffusa. Circa 50 milioni di euro in più destinati a circa 200 Comuni per i progetti ex Sprar (Servizi di protezione richiedenti asilo) e oggi denominati Siproimi. Già, l'acronimo diventa sempre più difficile. Peccato che quei progetti secondo il primo decreto Sicurezza firmato da Matteo Salvini appena un anno fa fossero destinati quasi esclusivamente ai minori non accompagnati. Decisione che aveva fatto scendere in piazza i sindaci «buonisti», da Leoluca Orlando a Luigi de Magistris, Dario Nardella e Antonio Decaro, tutti avversari del decreto Sicurezza. Oggi sul volto di costoro è riapparso il sorriso. Quasi si fosse ritornati all'era di Marco Minniti e a quella ancora precedente di Angelino Alfano, quando bastava un progetto dal nome caritatevole per aggiudicarsi, in collaborazione con l'Associazione nazionale dei comuni, qualche milione. Ci risiamo. Con questo nuovo intervento circa 20mila extracomunitari maggiorenni e senza altro titolo di soggiorno rimarranno inquadrati nella cosiddetta seconda accoglienza. Costoro avrebbero perso la tutela, non avendo i requisiti per la protezione internazionale o il diritto all'asilo ma, sono bastate appena due righe su un foglio, ecco pronto il rinvio. Per il momento. Ma ci si sta attrezzando per fare molto di più: il programma del prossimo futuro riguarda il potenziamento dei servizi per la protezione internazionale. Grazie a 6,8 milioni di euro erogati (ecco cosa ci sarebbe dietro la proroga della protezione umanitaria), si attiverebbe un sistema per ampliare la valutazione dei provvedimenti di protezione fino al riconoscimento dell'asilo temporaneo, ossia tra i 2 e i 5 anni, oppure permanente a seconda delle caratteristiche del richiedente. In questo modo si supererebbe qualsiasi vincolo al rimpatrio coattivo e si aprirebbero le porte solo ai rimpatri volontari. Insomma il Paese della cuccagna per immigrati, senza verifica se si tratta o meno di scansafatiche.

Il nuovo corso, dopo il ministero Salvini, prevede di avviare dei rilievi su tutti gli stranieri che hanno presentato ricorso contro il rigetto della protezione e avvalorare le prerogative sostenute da costoro fino ad allargare le maglie dei vincoli per l'asilo e, in nome della necessità, attuare misure emergenziali. Che siamo in emergenza, lo scrive lo stesso Viminale, e quindi elargire protezione e asilo a tutti i richiedenti diventerebbe mera ospitalità.

Del resto è quanto reclamano le associazioni che negli ultimi due mesi sono state ascoltate dalla commissione Affari costituzionali della Camera che si sta occupando di cittadinanza e ius soli più o meno temperato, come piace chiamarlo a una certa sinistra.

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