«La Boldrini smetta di aiutare Salvini». Recitava così un titolo del quotidiano Italia Oggi all'indomani della manifestazione di Piazza San Babila, quella in cui la sinistra democratica si riunì per dare addosso al leader della Lega, «il gran capo dei razzisti», con tanto di cartello choc con riferimento non esattamente affettuoso a Piazzale Loreto.
In quei giorni i sondaggisti provarono a mettere in guardia sull'effetto boomerang dell'odio anti-salviniano e ad accendere i riflettori sull'inutilità della dicotomia buonisti contro cattivisti, una demonizzazione destinata ad avvantaggiare il leader della Lega, favorendone la popolarità e il ruolo di naturale oppositore dell'establishment. Allarme inascoltato. Il tiro contro il ministro dell'Interno è continuato imperterrito con invettive provenienti tanto dalla politica quanto da quel mondo genericamente identificato come radical-chic, un mondo rinchiuso nell'inscalfibile certezza di rappresentare una entità moralmente e culturalmente superiore.
L'ultimo caso è quello di Pif. Il regista e giornalista televisivo due giorni parlando con l'Huffingtonpost fa aveva definito «fuffa l'ideologia razzista» di Salvini. Aggiungendo: «Io non voglio un ministro dell'Interno che dica: Abbiamo abbattuto una casa abusiva dei sinti. Io voglio un ministro che dica: Abbiamo abbattuto una casa abusiva, punto!». Perché, aveva argomentato Pif, «nel momento in cui fai una differenza di razze, sei un razzista». E poi ancora: «In confronto a quelli di oggi Angelino era Winston Churchill, l'ho sempre criticato: ora lo rivaluto». Pif, nei giorni caldi della formazione del governo, aveva preso posizione invitando il Pd a fare poco lo schizzinoso e a allearsi con il Movimento Cinquestelle, ricordando che il partito di Matteo Renzi era sceso a patti con lo stesso Alfano e con Denis Verdini.
Salvini, fedele alla strategia del botta e risposta, non si è fatto sfuggire l'occasione per una replica a tono. «Secondo l'amico del Pd io sarei razzista perché dico campo Rom: dovrei dire solo campo. E rimpiange quel genio di Alfano. Quanta ipocrisia, poi a sinistra si chiedono perché la gente ha smesso di votarli. Di sicuro non tacerò». Così come Salvini aveva risposto in ogni occasione utile a Laura Boldrini aprendo una disfida dialettica. «La Boldrini è rimasta scioccata perché i passeggeri della Diciotti non hanno accettato il cibo. Questa vive su un altro pianeta... Un pensiero ai milioni di italiani in condizione di povertà che quel cibo lo avrebbero accettato volentieri» disse ad esempio in occasione dello sciopero della fame dei migranti della Diciotti, durato soltanto poche ore.
Un altro personaggio che ha eletto Salvini a suo bersaglio del cuore è Gad Lerner. L'ultimo affondo è stato quello relativo alla polemica sui modi spicci usati da una capostazione contro alcuni «zingari» e «molestatori» sulla tratta Milano-Mantova. Se il leader leghista aveva difeso la capostazione, il giornalista sveva puntato il dito contro la comunicazione del numero uno del Carroccio. «Scrive di sé Salvini: I treni pendolari io li ho presi, i fenomeni della sinistra no'.
Nelle sue autorappresentazioni da commediante e nello sfregio delle biografie altrui si cela il trucco vincente del fascioleghismo, ingrassato dalla nostra dabbenaggine». Frasi puntualmente trasformatesi in mattoni aggiuntivi nell'edificio già consolidato del consenso salviniano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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