L'esordio dell'incarico a Conte bis è stato accolto da un atteggiamento benevolo dei mercati e anche dell'Unione europea. Ma i dati Istat e altri indicatori ricordano al nuovo esecutivo che le difficoltà sono molte e che l'eredita del primo governo Conte sono pesanti: il rischio di un Pil di fine anno a zero e un mercato del lavoro fragile.
Nel secondo trimestre dell'anno il Pil è rimasto fermo rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2018. Nelle precedenti anche la variazione tendenziale era a zero.
Uno scenario che rende incerto il dato di fine anno. Al momento la crescita acquisita è pari a zero. Possibile che anche quella che sarà registrata a dicembre sarà a zero.
Nel dettaglio il contributo positivo degli investimenti è compensato da un nuovo apporto negativo delle scorte, mentre i consumi forniscono una spinta nulla.
Colpa della sfiducia delle famiglie che consumano poco perché non si fidano, come sintetizza Confcommercio tornando a chiedere la sterilizzazione degli aumenti Iva.
Anche Bankitalia registra un rallentamento dell'Economia. In agosto l'indice euro-coin (elaborato dalla stessa Banca d'Italia tenendo conto di diversi indicatori) dopo il temporaneo miglioramento del mese precedente è tornato a scendere. Pesa il rallentamento del commercio internazionale, la debolezza del ciclo industriale e il conseguente peggioramento della fiducia delle imprese, in particolare nel settore manifatturiero.
Ma dai dati Istat diffusi ieri emergono effetti negativi che è difficile non imputare al governo uscente.
Dopo la crescita registrata nei primi mesi dell'anno, a luglio la stima degli occupati risulta in lieve calo rispetto al mese precedente. Il tasso di occupazione passa al 59,1% (-0,1 punti percentuali). È un calo che corrisponde a 18 mila unità e anche la prima inversione di tendenza dal 2019.
L'occupazione cala tra i 35-49enni (-45 mila) mentre aumenta nelle altre classi d'età. Segno che è finito l'effetto della riforma Fornero, che ha trattenuto al lavoro chi è vicino all'età della pensione.
Dopo quattro mesi di crescita, si registra una diminuzione dei dipendenti, sia permanenti sia a termine (-46 mila nel complesso) tornano invece a crescere gli indipendenti (+29 mila) dopo il calo registrato a giugno. Rallentano ancora le stabilizzazioni. La conferma che è terminato l'effetto del decreto dignità.
I dati sono piombati nel dibattito politico sul governo incaricato. Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha chiesto «una svolta e una nuova stagione».
Il punto, secondo Renato Brunetta di Forza Italia, è che «il governo gialloverde chiude la sua esperienza al potere come peggio non si potrebbe. Gli ultimi dati sono impietosi».
Per Mariastella Gelmini, presidente dei deputati azzurri, «riproporre nel nuovo governo, anche in altri ruoli, chi ha contribuito fattivamente a non rilanciare il mondo del lavoro nel nostro Paese sarebbe il primo autogol del premier Conte».
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