Pillola abortiva, governo contro lo stop

Speranza chiede il parere al Consiglio superiore di sanità. Il Pd: "È oscurantismo"

Pillola abortiva, governo contro lo stop

Operazione politica oscurantista o semplice esigenza sanitaria? La pillola abortiva Ru486 che già tanto ha fatto discutere, torna ad essere al centro del dibattito politico italiano. La polemica, scoppiata in Umbria, dove la giunta regionale del centrodestra ha introdotto la somministrazione della pillola Ru486 in regime di ricovero, vietando così il day hospital, si allarga.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto un nuovo parere al Consiglio Superiore di Sanità in merito all'interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico. L'ultimo parere sulle modalità di somministrazione della Ru486 era stato espresso nel 2010 dal Css, che raccomandava il ricovero ordinario lasciando però, in ultima istanza, alle Regioni la possibilità di decidere sulle procedure. La richiesta del ministro Speranza, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, è scaturita a seguito della polemica scoppiata in Umbria. Proprio per questo motivo alcune deputate del Partito democratico si sono appellate al capo del Ministero della salute chiedendo un intervento.

Le deputate Pd sono insorte al grido di «Operazione politica oscurantista». E ancora: «La decisione della Regione Umbria di cancellare la delibera del centrosinistra che permetteva di effettuare l'aborto farmacologico con la Ru486 senza il ricovero in ospedale è una grave lesione dei diritti delle donne, mascherata dietro una inesistente esigenza sanitaria. L'operazione politica oscurantista messa in atto della presidente Donatella Tesei, spalleggiata dal senatore della Lega, Simone Pillon, intende rimettere indietro le lancette della storia e si inserisce in un quadro più generale da sempre perseguito dal partito di Salvini. Come donne e deputate del Partito democratico avvieremo una mobilitazione in Parlamento», hanno affermato le parlamentari annunciando la presentazione di un'interrogazione.

È intervenuta anche la sottosegretaria di Stato alla Salute, Sandra Zampa, che si è detta perplessa per la decisione presa dall'Umbria sul tema. Sono trascorsi dieci anni esatti da quando, su richiesta del Consiglio Superiore di Sanità, una apposita Commissione emanò le Linee Guida Ministeriali per l'utilizzo della RU486. «In questi dieci anni- ha ricordato la sottosegretaria- nessun evento avverso ha evidenziato la necessità di ricoveri ospedalieri per l'utilizzo della cosiddetta pillola abortiva. Stupisce dunque la decisione della Regione Umbria di indicare in tre giorni di ricovero ospedaliero le condizioni per il ricorso alla IVG farmacologica».

«In Umbria la destra fa sul serio: sull'interruzione volontaria della gravidanza inizia a cancellare i diritti. Ma i progressisti e i democratici umbri reagiranno e sconfiggeranno l'oscurantismo nemico delle donne e della libertà individuale», ha scritto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

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