“Piove, governo ladro!”: l’invettiva è nel linguaggio corrente molto italiana. Ci si arrabbia con il governo pure per la pioggia, come i tre mazziniani che nel 1861 se la prendevano con il Re e con Cavour perché una loro manifestazione nella capitale Torino era stata rovinata dalla pioggia (da una vignetta della rivista “Il Pasquino” nacque poi l’espressione). Invettiva da bar sport, ma nemmeno tanto. Il meteo è oggi più che mai politica. Anche in Italia. Le alluvioni hanno travolto destra e sinistra, sindaci e presidenti di regione, danneggiando agricoltura, commercio, industria. E alla fine, siccome un capro espiatorio ci dev’essere, quando non il governo, si punta il dito contro l’uomo delle previsioni del tempo, come nel film con Nicolas Cage.
“In effetti, quando mi trovo anche in ascensore con persone che non si occupano di meteorologia, se il fine settimana è stato brutto tempo, quasi quasi se la prendono con me! Se invece è stato bello, pacche sulle spalle, strette di mano, felicitazioni. Come se il sole avessi deciso io di farlo uscire!”. Ci scherza su Andrea Giuliacci, meteorologo e climatologo, volto noto delle previsioni meteo di Mediaset, figlio d’arte, il padre è quel Mario reso popolare da alcuni vezzi presi a bersaglio da “Striscia la notizia”.
Intanto esiste un albo dei meteorologi?
“Quando ho rinnovato qualche anno fa la carta d’identità a professione sul modulo avevo scritto “meteorologo”. L’impiegato voleva correggermelo in “studente universitario”. Gli ho domandato se non gli sembravo un po’ troppo fuori corso per essere uno studente. La verità è che in Italia non c’è un riconoscimento istituzionale a questa figura, specie quando comunica a un grande pubblico. Negli Stati Uniti invece sì ed è una specie di patentino rilasciato dall’American Meteorological Society. Ma al di là di questo, la differenza è tra chi rispetta le regole deontologiche e chi no”. (Andrea Giuliacci è laureato in fisica con una tesi sull’influenza del fenomeno El Nino- Oscillazione Meridionale sul clima italiano e ha conseguito in seguito un dottorato in scienze della terra, ndr).
Il meteo è politica anche nel linguaggio: le famigerate bombe d’acqua con cui il telespettatore viene “bombardato” quasi tutti i giorni, esistono o no?
“Non esistono, sono un’invenzione di qualche operatore per intercettare pubblico, non solo in tv ma soprattutto su internet. La parola corretta è nubifragio. Questo è il termine corretto per una pioggia particolarmente violenta e intensa, che generalmente non dura a lungo. Ma ci sono armi meteorologiche anche più pericolose delle bombe d’acqua…”
Per esempio?
“Ondate di caldo. Che significa, che senso ha? Poi danno pure nomi differenti allo stesso fenomeno di alta pressione. È successo qualche settimana fa, sembrava che fossero in arrivo tre ondate di calore, un’apocalisse!”
E l’indice di calore ch rende le estati simili ai gironi dell’Inferno dantesco?
“Si tratta di un indice semi-empirico. Cioè non è misurabile esattamente, anche perché il calore percepito è soggettivo, cambia da persona a persona. L’organismo si difende dal calore con il sudore, che in caso di eccessiva umidità fa fatica ad evaporare e quindi non fa smaltire calore al nostro fisico”.
La politica, ma anche l’economia. Come il meteo può influenzare la tasca dei cittadini?
“Se prevedo una nevicata da record, un assessore decide di far uscire gli spazzaneve e di approntare un piano d’emergenza. Se la nevicata non c’è o è ordinaria, ha buttato via soldi pubblici. Se prevedo brutto tempo per un fine settimana in cui sono previste le gite fuori porta, magari al mare, posso danneggiare un distretto balneario. In passato spesso associazioni di categoria, tipo quelle degli albergatori, hanno fatto polemiche, a volte fondate, contro previsioni errate o esagerate. Per non parlare dell’agricoltura, che in Italia è ancora un’attività economica importantissima. Ma gli agricoltori sono ormai maturi per una cultura meteorologica basata sulla prevenzione. E basti pensare poi al discorso degli approvvigionamenti energetici da parte degli Stati nazionali. In base alle previsioni meteo chi governa decide, ad esempio, quanto gas acquistare”.
“Andate al mare” disse Bettino Craxi per far fallire- invano- il referendum del 9 giugno 1991 sulla preferenza unica. Come la mettiamo con i ballottaggi per i sindaci domenica 19 giugno?
“Mancano ancora un po’ di giorni, e poi bisogna distinguere tra le varie località. Certo sono situazioni in cui lo scrupolo, se possibile, è ancora più alto. Una previsione meteo può orientare in un senso o nell’altro i flussi elettorali, determinando così una diversa percentuale di astensione”.
Quali sono i margini di errore?
“Non c’è una regola generale, dipende dal fenomeno che si analizza. Una massa di aria fredda occupa quella porzione di territorio, a prescindere da dove si sposti. Seguendone i movimenti si capisce dove e quando farà freddo. Altro discorso vale per le piogge, in questo caso è tutto più complicato”.
Tornando a bomba (non d’acqua!), quando arriva la bella stagione?
“Fino a martedì 14 giugno instabilità su tutta Italia. Ma da metà settimana il centro-sud potrà godersi il sole e temperature più estive, mentre il nord dovrà pazientare ancora, perché quest’alternanza tra sole e temporali si protrarrà per tutta la settimana”.
In libreria di questi tempi c’è “Il meteorologo” di Olivier Rolin. Vi si narra la struggente storia di Aleksej Feodos’evich Vangengejm, creatore e poi direttore del Servizio idrometeorologico unificato dell’Unione Sovietica. Scienziato all’avanguardia, nobile convertitosi al comunismo, venne arrestato dalla polizia politica di Stalin nel 1934 con l’accusa (del tutto infondata) di aver falsificato le previsioni per sabotare l’agricoltura sovietica, e con essa il regime del “Grande Padre”. Fu giustiziato nel 1937 sulle isole Solovki, primo gulag staliniano.
Lo spietato dittatore ebbe così il colpevole da dare in pasto all’infernale macchina sovietica per le terribili carestie che avevano decimato la popolazione delle Repubbliche socialiste, mentre erano figlie
della sciagurata economia pianificata.Oggi i meteorologi non rischiano la terribile sorte toccata a Vangengejm. Ma comunque, le loro previsioni continuano ad avere un’importanza politica ed economica assolutamente rilevante.
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