Milano Un'altra sanità è possibile. Uno dei promotori del «flash mob» per il commissariamento della Regione a un certo punto lo dice chiaramente. Alla fine il messaggio è questo: «Esiste un altro modo di curare le persone, che non è quello del centrodestra degli ultimi 25 anni, formigoniani, maroniani e adesso in mano a Fontana».
Una Regione guidata dal centrodestra (quale esso sia) è di per sé inaccettabile. E la «mobilitazione» di ieri, rappresentata dalle mascherine listate a tutto, doveva servire a proprio a sostenere la richiesta di «un commissariamento immediato almeno della sanità lombarda». Promotrice la solita sinistra milanese. Anzi, un pezzo della sinistra, visto che il Pd, dopo un lungo imbarazzo, ora pare defilato, e il sindaco, Beppe Sala, definisce «un autogol» queste iniziative. Ci sono l'Arci, i «Sentinelli», Medicina Democratica e Casa Comune, la «cosa» di Pierfrancesco Majorino, che 16 anni fa era già segretario dei Ds milanesi e oggi lamenta un certo isolamento, se è vero che si è rivolto con una certa insofferenza a «tanti esponenti» del Pd che continuano «a non citare la vicenda lombarda (drammatica) con la dovuta durezza». Il Pd è spaccato e irriconoscibile rispetto ai 5 Stelle. E dovrà cedere anche la guida della commissione regionale sul Covid, dopo l'increscioso fallimento della mozione anti-Gallera, assessore alla Salute, che ieri è finito nel mirino anche per una gaffe sull'indice di contagiosità. Gallera, comunque, ieri ha spiegato che «il commissariamento non è previsto dalla legge per le motivazioni che qualcuno richiede». E ha aggiunto che «la stragrande maggioranza dei lombardi non lo vorrebbe e che certi modi di fare politica fanno solo male alla collettività». Invece in questa frangia oltranzista della sinistra il grillino Riccardo Ricciardi è piaciuto. E fra i fautori del commissariamento si trova anche la rete Milano 2030, rappresentata fra l'altro da Vittorio Agnoletto, il medico già famoso come leader «no global» e candidato - anche alla Regione - per Rifondazione Comunista.
Il rischio è che una linea simile, in Lombardia, sia perdente per sempre. Uno dei promotori del flash mob spiega che una loro manifestazione raccoglierebbe 20-30mila persone, ma aggiunge che adesso non si può fare. Le firme per il commissariamento, alla fine, sono circa 80mila, non proprio un boom in una regione da 10 milioni di abitanti. E al Pirellone, senza dare troppo peso alla cosa, qualcuno fa notare che le adesioni arrivano da tutta Italia. In questa fiera dell'ideologia sfuma la possibilità di un giudizio equilibrato sulla vicenda. E mentre la Regione viene fatta oggetto di attacchi di ogni tipo, i primi cittadini di Milano e Bergamo, Sala e Giorgio Gori, vengono candidati addirittura al premio come «migliori sindaci del mondo» per la loro lotta al Covid. Intanto passa in secondo piano il merito delle questione. Si è parlato molto per esempio, e con molta enfasi, della delibera lombarda sulle Rsa. Ma dall'audizione dei vertici Ats in Comune è emerso che sono solo due Rsa di Milano (e una di Codogno) hanno accolto anziani Covid positivi: in tutto 28 pazienti ospitati in tre strutture che avevano già avuto casi di Coronavirus e quindi organizzato anche nuclei separati, come previsto. E il capogruppo azzurro in Comune, Fabrizio De Pasquale, commenta: «Hanno crocifisso il Pat, nel quale i rappresentanti del Comune non hanno aperto bocca, ma il Comune, governato da quel Pd che vuole commissariare la sanità, ha dimenticato le sue cinque Rsa.
Per un mese e mezzo non ha inviato alcun suo ispettore. Poi per applicare i controlli previsti dalle convezioni col gestore, una grande coop emiliana, ha incaricato Emergency, ma non dice in che forma, di fare dei sopralluoghi».
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