A Pisa è in bilico anche la dinastia rossa L'opposizione costringe il Pd al ballottaggio

Testa a testa tra le due coalizioni, entrambe sul filo del 30%. Cresce la Lega

Andrea Cuomo

nostro inviato a Pisa

Sarà ballottaggio. Spareggio. Tra centrodestra e centrosinistra, come ai vecchi tempi. Con i Cinque Stelle terzi incomodi anche se soggetti non trascurabili. Aghi della bilancia, ruolo a cui non erano più avvezzi.

Sarà ballottaggio dunque nella Pisa in cui il rosso sbiadisce fino a diventate rosa, azzurro, verde. È una notizia anche questa, anche questo secondo round che qui non si vedeva da tempo. Nel 2013 Marco Filippeschi del Pd aveva preso il 53,51 per cento al primo colpo, gioco-partita-incontro, nel 2008 era andato al ballottaggio ma da superfavorito, con il 47,4 dei voti e infatti aveva vinto in carrozza il testa a testa con Patrizia Tangheroni. Ieri invece il suo delfino Andrea Serfogli, 52 anni, suo assessore ai Lavori pubblici, imposto dall'alto bypassando le primarie, secondo i primissimi dati e le tante proiezioni si sarebbe fermato attorno al 30 per cento, spalla a spalla con Marco Conti, 48 anni, candidato di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che viene dato avanti di una virgola.

La partita è tutta da giocare. Ma è già rivoluzione. Annunciata, perché la Toscana non è più quella di trent'anni fa e nemmeno di cinque anni fa, se è per questo. Perché i pisani sono stanchi delle rendite di posizione, di un'amministrazione che a loro dire ha lasciato la città pendente come la sua torre, con il turismo stanco, le imprese in crisi, la sicurezza diventata un tema centrale, con le cronache dei giornali locali sempre più fitte di aggressioni e rapine. Per il Pd solo questione di percezione e propaganda, per la Lega un dato di fatto. Ecco, i leghisti. Sono loro a espugnare l'Arno dopo l'exploit della vicina Pistoia e con il tifo di Susanna Ceccanti, sindaca della vicina Cascina, che va in giro vestita di verde. La Lega era allo 0,35 nel 2013 e ora in molte sezioni è data ben sopra il 30.

La voglia di cambiamento si percepisce dal dato dell'affluenza, piuttosto alta alle 19, il 43,6 per cento, cinque anni fa si era poco sopra il 30 ma allora si votava anche il lunedì. Alla fine il dato è del 58,57 per cento, comunque superiore rispetto 55,7 del 2013. Ora si ricomincia: il Pd spera nell'attrito, nel fatto che nella campagna di apparentamenti ed endorsement che partirà da oggi, a risultati controfirmati, i candidati delle varie liste di sinistra facciano prevalere il cuore all'indifferenza e indichino ancora una volta i dem. Così come sperano nel voto di ritorno dell'elettorato pentastellato - il candidato Gabriele Amore è giunto terzo - che tutti qui pensano di fuoriusciti della sinistra ma invece potrebbe aver subito un travaso in direzione Lega

L'ultimo sindaco non di sinistra qui in riva all'altro Arno, risale al 1971: si chiamava Giulio Battistini, era un democristianone locale e «regnò» appena un mese.

Poi una lunga sequela di comunisti, qualche socialista, a volte un commissario prefettizio che era un apostrofo rosa tra le parole Pisa e rossa. Ma la rivoluzione alla pisana è pronta, basta attendere. Forse anche solo due settimane.

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