La pista del denaro: ora gli inquirenti vanno a caccia dei finanziamenti

Contributi elettorali passati al setaccio: i pm hanno chiesto i nomi dei sostenitori del comitato Sala

La pista del denaro: ora gli inquirenti vanno a caccia dei finanziamenti
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Nel giorno in cui Beppe Sala va in aula a rivendicare di avere "le mani pulite", dalle carte dell'inchiesta che lo vede indagato emerge un documento illuminante sui sospetti che la Procura di Milano nutre invece sul sindaco. I pm guidati da Marcello Viola hanno ipotizzato che dietro il "rito ambrosiano", l'accelerazione (illegale, secondo loro) delle pratiche edilizie ci fosse non solo un modello sbrigativo di sviluppo urbano ma anche un passaggio di denaro. Che dietro, cioè, ai rapporti preferenziali dei vertici di Palazzo Marino con una serie di costruttori ci fosse anche il sostegno finanziario alle campagne elettorali del sindaco di centrosinistra.

Solo così si spiega la mossa con cui il 16 dicembre scorso uno dei pm incaricati del fascicolo, Marina Petruzzella, chiede con provvedimento urgente alla Corte d'appello di comunicare l'elenco - depositato nel corso della campagna elettorale del 2021 - dei contributi economici al comitato di Sala.

Cosa accade dopo la richiesta della Petruzzella non è chiarissimo. Si sa che l'ufficio elettorale della Corte invia il giorno stesso alla Procura l'elenco completo dei contributi dichiarati da Sala con una autocertificazione. L'elenco comprende una decina di nomi di privati e di aziende che hanno versato cifre tra i 5mila e i 30mila euro per finanziare la campagna elettorale, per un importo totale di 147mila. Nell'elenco inviato dalla Corte, i nomi dei finanziatori sono tutti in chiaro. Ma nella versione depositata ora agli atti dell'inchiesta sul"modello Milano" i nomi sono tutti omissati con una sola eccezione, la RealStep srl, che versa un modesto obolo di duemila euro. La RealStep è protagonista di una operazione immobiliare finita sotto la lente della Guardia di finanza, perché dal telefono sequestrato all'ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi emerge l'intervento di quest'ultimo sulla commissione Paesaggio per il via libera alla riconversione da parte dell'azienda dell'ex provveditorato di via Ripamonti 89: che peraltro viene bocciata dalla Commissione.

A omissare gli altri nomi nella copia depositata è stata verosimilmente la Procura. Perché i nomi non avevano alcun collegamento all'inchiesta in corso? O perché invece sono in corso nuovi accertamenti? La modestia del contributo di RealStep non sembra confortare i sospetti degli inquirenti.

Ma di fatto la richiesta urgente della Petruzzella alla Corte d'appello apre la finestra su un lato finora inesplorato dell'approccio dei pm. Che nelle carte emerse finora -, eccezion fatta per i due componenti della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, beneficiati con ricchi incarichi e consulenze - nella disponibilità dei vertici del Comune verso i costruttori non ipotizzavano un movente economico. Invece, evidentemente, si va alla caccia anche di questo.

Il "filone economico" dell'indagine della Guardia di finanza non si esaurisce qui. Utilizzando il loro know how, nel corso dell'inchiesta sull'Urbanistica le fiamme gialle milanesi hanno evidenziato tutte le anomalie finanziarie in cui si sono imbattute. Una delle più rilevanti riguarda Bluestone, la società protagonista di una delle prime operazioni incriminate dalla Procura, la costruzione di una torre nel cortile di un condominio di piazza Aspromonte. Per Andrea Bezziccheri, titolare di Bluestone, la Procura ha chiesto il carcere, i pm gli attribuiscono un "potere di ricatto" dimostrato anche dalla procedura di piazza Aspromonte, "costellata di interferenze a favore dell'intervento da parte di Oggioni e dell'ex assessore Maran": ovvero l'ex potente caporipartizione e l'assessore Pd che guidava l'urbanistica prima di Tancredi. Scavando su Bluestone la Finanza si è imbattuta in una segnalazione di operazioni sospette proveniente dalla Banca d'Italia in cui si evidenzia l'ingresso di finanziamenti per 6 milioni e mezzo di euro "senza causale" o "con causali criptiche" in una società collegata a Bluestone e impegnata in una operazione in via Salomone.

Questa società, secondo l'agenzia LaPresse, è a sua volta controllata da un fondo d'investimento con sede nell'isola di Jersey, il paradiso fiscale nella Manica. Ora i pm vogliono capire chi c'è davvero dietro, e da dove vengono i soldi.

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