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Pizzarotti, dai 5 Stelle a Italia in Comune

Sei anni dopo l'elezione a sindaco di Parma nel primo Comune a 5 Stelle, Pizzarotti guida Italia in Comune, il nuovo "partito dei sindaci"

Pizzarotti, dai 5 Stelle a Italia in Comune

400 amministratori pubblici in tutta Italia. Il prossimo 24 marzo a Roma il primo direttivo di Italia in Comune, il “partito dei sindaci” che ha tra i suoi ispiratori il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti (guarda il video).

Dopo l'espulsione nel maggio 2016 dal Movimento 5 Stelle, i ragionamenti su Luigi Di Maio, sul partito, sul movimento dei sindaci. La turbopolitica italiana della Terza Repubblica fa apparire questi anni come decenni. Il 18 maggio 2012 Beppe Grillo arringava diecimila persone assiepate in piazza della Pilotta a Parma.

“La nostra Stalingrado!” aveva tuonato. Il 20 maggio i cittadini andavano a eleggere Federico Pizzarotti primo sindaco a 5 Stelle di una città capoluogo. Non una città qualsiasi. La sede dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, una delle capitali della food valley emilina, un Comune lasciato dalla precedente giunta guidata da Pietro Vignali (centrodestra) con un buco di 870 milioni di euro e 35 società partecipate. La gente ribolliva di rabbia e indignazione, la gente andò a far rumore con i coperchi e le pentole sotto la sede comunale, una cosa mai vista in questa provincia intellettuale e paciosa. Una rabbia che travolse la destra e che non fu intercettata dalla sinistra, a due passi dalla Piacenza di Pierluigi Bersani, allora leader del Pd.

Poi la rottura con i vertici del Movimento, l'espulsione bollata dal direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio come il delitto perfetto: “Hai un sindaco- scrive Travaglio il 13 giugno 2017-, Federico Pizzarotti, che 5 anni fa ti ha fatto conquistare il primo capoluogo: Parma. Non ruba, governa benino, fa quel che può e annuncia solo quel poco che fa, sottovoce. È anche un gran rompicoglioni, refrattario agli ordini di scuderia.

Tenerselo stretto e coprirlo di attenzioni, oltre a levargli ogni alibi per la fuga, sarebbe la migliore smentita ai detrattori che dipingono il Movimento come una caserma agli ordini di Grillo&Casaleggio”.

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