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Plebiscito a Montecitorio: rottamati 345 parlamentari

Passa con 553 voti la riduzione di deputati e senatori M5s esulta in piazza ma i risparmi valgono lo 0,007%

Plebiscito a Montecitorio: rottamati 345 parlamentari

Questa riforma è inutile e dannosa, quindi la votiamo. È questo il senso del voto di Pd e Italia viva al taglio dei parlamentari. In effetti non è facile spiegare per quale motivo siano favorevoli alla riforma che per tre volte in Parlamento avevano respinto come un'operazione demagogica dei Cinque Stelle. Ma poiché il via libera al taglio dei parlamentari era la condizione imprescindibile posta da Di Maio per far nascere il governo giallorosso, il Pd deve farselo piacere per forza. Anche se comporta un'arrampicata sugli specchi di pendenza notevole. Si prende la briga il capogruppo Pd Graziano Delrio, il quale assicura che la riforma, sempre osteggiata, ora ha «un vestito nuovo, non è più populista» perché dai grillini hanno ricevuto delle «garanzie», per questo il Pd vota «convintamente sì, con serietà» dice prima di essere investito dalle proteste dell'opposizione che gli ricorda la posizione contraria sempre tenuta dal suo partito.

Il renziano Roberto Giachetti, dopo aver elencato i gravi danni della riforma e averla definita «uno scalpo da gettare in pasto agli istinti peggiori dell'elettorato», annuncia che il gruppo Italia viva voterà sì, ma «non convintamente», bensì «perché sono nella maggioranza e sono leale». Non solo, per aggiungere un ulteriore tocco di surrealismo spiega che, un minuto dopo aver votato sì, «sarò al lavoro per raccogliere le firme per chiedere un referendum per dire no a questa riforma». Anche Piero Fassino (dopo essersi impappinato dicendo che vota «la riduzione del taglio dei parlamentari») si para dietro la lealtà alla maggioranza, prova anche senza molto successo a sostenere che anche la riforma costituzionale renziana con l'abolizione del Senato in fondo era un taglio dei parlamentari, quindi il Pd è coerente. La verità che sanno tutti è Pd e renziani non possono sabotare il governo di cui fanno parte per cui bisogna allenare lo stomaco e deglutire. Da fuori li osserva Carlo Calenda, prossimo a creare un suo partito: «Lo fate perché avete preso un impegno con Di Maio e in cambio che avete ottenuto? Niente. È una resa senza condizioni».

La riforma ottiene una maggioranza schiacciante: 553 sì contro solo 14 no e 2 astenuti. In più vanno contate le assenze, numerose soprattutto nei banchi di Forza Italia dove il sì al taglio delle poltrone non ha convinto molti azzurri, a partire dall'ex ministro Renato Brunetta. La Lega rivendica la coerenza, avendo appoggiato la riforma nei passaggi precedenti, ma rinfaccia il «vile baratto, il mercato delle vacche tra M5s, Pd e Renzi per salvare poltrona e pagare il mutuo rimangiando tutto quanto avevano detto in passato» attacca il deputato leghista Igor Iezzi.

Politicamente è la vittoria del M5s che incassa il dividendo dall'alleanza e si prepara a portarla come trofeo tra pochi gorni alla kermesse «Italia a Cinque Stelle» a Napoli. Il voto palese ha disinnescato la mina dei dissidenti grillini, spaventati dalle rappresaglie dei veritici in caso di voto contrario. Quelli in disaccordo, alla fine 5 in tutto, si sono astenuti. «È una grandissima vittoria del popolo e dei cittadini italiani» esulta Di Maio, mentre in piazza Montecitorio vanno in scena i deputati M5s con un enorme striscione con disegnate poltrone rosse e a fianco forbici giganti in cartone.

Anche il premier Giuseppe Conte si unisce al festeggiamento del M5s, il partito che lo ha portato a Palazzo Chigi: «Una riforma che incide sui costi della politica e rende più efficiente il funzionamento delle Camere. Un passo concreto per riformare le nostre Istituzioni. Per l'Italia è una giornata storica» twitta il presidente del Consiglio. In realtà numeri alla mano il risparmio per il bilancio pubblico è irrisorio. In tutto si prevede il taglio di 345 parlamentari, 230 alla Camera e 115 al Senato. L'operazione porterà un risparmio di 82 milioni di euro ogni anno, lo 0,007% della spesa pubblica.

Pari a 2,15 euro di risparmio per famiglia italiana.

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