Roma - «Guarda caso, ogni volta che lo interrogano su Pierluigi Boschi, il dottor Rossi crea equivoci e minimizza il suo ruolo. Alza una nebbia e francamente certe posizioni sono inspiegabili. Lo ha fatto prima al Csm e ora alla Commissione parlamentare sulle banche». Pierluigi Zanettin, laico di Fi al Csm, ci ha provato già una volta a far emergere le incongruenze del lavoro del procuratore di Arezzo su Banca Etruria, ma a Palazzo de' Marescialli nell'estate del 2016 tutto è stato archiviato. «Per oscuri motivi», disse allora il consigliere. Che torna alla carica, dopo l'accusa a Rossi per aver omesso nell'audizione alla Commissione di informare che il padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi è di nuovo indagato.
A questo punto, Roberto Rossi rischia che il Csm torni a indagare su di lui?
«Questo si vedrà. Mi pare di assistere al film di quanto già è avvenuto in Prima commissione del Csm due anni fa. Il dottor Rossi sembra, infatti, soffrire di una sorta di idiosincrasia per le audizioni. Ne furono necessarie ben tre per chiarire i contorni della sua consulenza al dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi di Palazzo Chigi, iniziata nel 2013. Nell'audizione del 28 dicembre 2015 io gli chiesi se Boschi faceva parte del comitato ombra della Banca Etruria e lui rispose di no. La volta successiva gli abbiamo portato la relazione di Bankitalia che diceva il contrario e lui ha dovuto precisare che, in realtà, era componente di una commissione consiliare informale. Sempre il 28 dicembre aveva detto di non conoscere nessuno della famiglia Boschi, ma riconvocato la terza volta ha ammesso di aver indagato nel passato sul padre di Maria Elena più volte».
Il sospetto era di un conflitto d'interessi che potesse offuscare la sua imparzialità nelle indagini su Banca Etruria. Ma il Csm chiuse tutto: ha l'impressione che Rossi sia intoccabile?
«Intoccabile non lo so, certo sono rimasto solo in plenum a chiedere il suo trasferimento d'ufficio, attirandomi critiche piuttosto aspre da parte di altri consiglieri, che mi hanno accusato di avere un pregiudizio politico sul suo caso. Io resto convinto che già allora il procuratore di Arezzo avrebbe dovuto essere trasferito per incompatibilità ambientale o funzionale, ma il plenum preferì invece graziarlo ed io fui l'unico a votare contro l'archiviazione».
Si ritrovò isolato e ora non vuole essere lei a sollevare di nuovo la questione. Ma Rossi si trova ancora nei guai per le sue reticenze.
«Se ho compreso bene la commissione parlamentare presieduta da Pierferdinando Casini intende richiamare per chiarimenti il dottor Rossi, considerate le incongruenze emerse sul ruolo avuto da Pierluigi Boschi nel crack Banca Etruria».
Come finirà, secondo lei?
«Immagino che, come allora, il dottor Rossi dichiarerà, se tornerà in commissione, che non aveva compreso del tutto la domanda».
In realtà, già ha negato in una lettera inviata alla Commissione di aver fatto alcuna omissione nella sua audizione. E per Casini la sua precisazione è «esauriente».
«Non posso giudicare quel che decide la Commissione, ma ho visto che molti componenti insistono perché venga richiamato. Noi, al Csm, quando abbiamo avuto dubbi sulle sue dichiarazioni lo abbiamo sempre ascoltato di nuovo».
Per Andrea Augello, membro della Commissione, la lettera è «ridicola» e chiede di trasmettere verbali delle audizioni e missiva al Csm.
«Può farlo la Commissione o
anche un singolo commissario, sotto forma di esposto. In quel caso il Comitato di presidenza dovrà valutare se aprire una pratica per incompatibilità e se lo farà di nuovo dovrà occuparsene la Prima commissione del Csm».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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