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Il pm, la lettera a Bonafede e il silenzio del Guardasigilli

Spataro ha scritto ai colleghi francesi senza ottenere risposta. Poi ha informato il ministro

di Luca Fazzo

All'errore umano, all'eccesso di zelo di qualche pattuglia di poliziotti francesi, la Procura di Torino è la prima a far fatica a credere. Di fronte ai tre episodi successivi di sconfinamenti in territorio italiano di pattuglie della gendarmerie, la magistratura del capoluogo piemontese - come reso noto ieri dal procuratore Armando Spataro - ha aperto altrettante inchieste, con altrettanti ordini di investigazione inviati (secondo le nuove norme di cooperazione europee) direttamente alla procura francese di Albertville. Tre richieste, nessuna risposta. Una linea di comportamento che rafforza i sospetti che le incursioni oltreconfine non siano state casuali, e che una regia politica abbia ispirato le disinvolture degli agenti transalpini.

Di questo aspetto, ovviamente, la Procura torinese non si interessa: ci sono dei reati e ci occupiamo solo di quelli, è la linea di Spataro e dei suoi. Ma c'è una mossa che lo stesso Spataro mette in atto venti giorni fa e che dimostra chiaramente come quella di una regia politica degli sconfinamenti sia, negli ambienti investigativi, ben più che un sospetto. Ma la stessa mossa porta a avanzare qualche interrogativo sulla fermezza con cui il governo italiano proclama di affrontare questa emergenza.

Tutto avviene in seguito all'episodio del 30 marzo a Bardonecchia, quando cinque agenti della polizia francese fanno irruzione nella stazione ferroviaria bloccando un nigeriano che si appresta a partire per Napoli. Pochi giorni dopo, il 13 aprile, Spataro manda ad Albertville l'ordine di investigazione; a luglio i francesi glielo rispediscono indietro contestando il suo diritto a indagare. Quel vecchio mastino di Spataro insiste: nuovo ordine di investigazione. Ma stavolta non si limita a scrivere al collega di Albertville. Il 27 settembre scrive anche al ministero della Giustizia italiano, segnalando l'ostruzionismo dei francesi. La missiva è formalmente indirizzata al direttore dell'ufficio di cooperazione giudiziaria internazionale del ministero, ma è chiaro che il vero destinatario è il ministro, il grillino Alfonso Bonafede. Non è una mossa rituale, la procedure dell'ordine di investigazione europeo è snella, e di solito viene sbrigata direttamente tra uffici giudiziari. Di fatto mandando le carte a Bonafede, Spataro manda anche un messaggio - implicito ma chiaro - al governo italiano: quanto sta accadendo è un fatto politico, ed è la politica a doversene fare carico.

Eppure, singolarmente, la missiva della Procura di Torino resta senza risposta.

Il ministro grillino lascia che la Procura torinese si sbrighi da sola la rogna, senza affrontare di petto la questione con la sua omologa, il ministro della giustizia transalpino Nicole Belloubet. I francesi sconfinano liberamente, si muovono in Italia come a casa loro, e non rispondono alle richieste di cooperazione. Ma al ministro della Giustizia, a quanto pare, non interessa.

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