Il Pnrr è all'"anno zero". Infrastrutture a rischio a causa del caro-energia

Martedì a Roma gli ispettori di Bruxelles per verificare lo stato di avanzamento

Il Pnrr è all'"anno zero". Infrastrutture a rischio a causa del caro-energia

Per ora si continua come se nulla fosse accaduto ma il rischio di dover ripensare tutti i progetti originari si fa più concreto ogni giorno che passa. Insomma, il 2022 rischia di essere una sorta di «anno zero» per il Pnrr del governo di Mario Draghi. Non è proprio il miglior viatico in vista della missione degli ispettori della Commissione Ue che martedì saranno a Roma per valutare lo stato di avanzamento dei 45 obiettivi che il nostro Recovery Plan prevede di conseguire entro il 30 giugno. Come al solito, le brutte figure sono sempre dietro l'angolo ma in questo caso potrebbero essere più politiche che economiche. Le divisioni nella maggioranza su alcune riforme qualificanti, per ora, pesano maggiormente rispetto agli allarmi lanciate dalle categorie produttive, Ance (l'associazione dei costruttori edili; ndr) in primis. Gli interventi infrastrutturali del Pnrr valgono, infatti, 62 miliardi di euro (su 108 miliardi complessivamente destinati al comparto), ma i prezzi sono quelli del 2021.

Nel frattempo è come se fosse trascorsa un'era geologica perché quelle valutazioni da cui sono poi derivati i bandi di gara non sono più rispondenti alla realtà dei fatti. L'incremento dei prezzi dell'energia e delle materie prime sta mettendo a dura prova il comparto delle costruzioni che da tempo ha chiesto al premier Draghi e al ministro delle Infrastrutture Giovannini una revisione del piano e dei bandi stessi in modo da tener conto del mutato scenario. Il rifiuto è comprensibile in quanto le modifiche comporterebbero il riavvio della procedura autorizzativa del Piano con la concreta possibilità di dire addio alle due rate di aiuti del 2022 (24 e 21,8 miliardi dopo i 21 miliardi di fine 2021 che l'Italia si appresta a ricevere). Il problema è che dal decreto Energia è stata inoltre stralciata la norma che avrebbe consentito la sospensione dei cantieri in attesa di un ribasso dei prezzi.

Secondo l'Ance, nella seconda metà dell'anno scorso il rialzo dei prezzi dei tondini di ferro è stato dell'80% su base annua, del 130% per l'acciaio utilizzato per costruire i ponti. Ecco perché sarebbero necessari almeno 10 miliardi in più per garantire la buona riuscita del Piano. Il decreto Sostegni ter garantisce alle imprese il rimborso dell'80% dei rincari eccedenti il 5% rispetto al capitolato d'appalto, ma potrebbe non essere sufficiente. Rete Ferroviaria Italiana ha aggiornato i prezzi ma non sempre questo basta tant' è vero che per la gara per il raddoppio della linea Termoli-Ribalta da 473 milioni si è presentata una sola impresa. «Ci vogliono risorse importanti che vanno stanziate subito e tempi più lunghi per la realizzazione delle opere, altrimenti salta tutto. Non siamo noi che lo diciamo è la realtà delle cose», ha dichiarato il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, senza nascondere il pessimismo. Ritardi nelle consegne comporteranno penali. Senza nessuno sconto. Ma l'Italia se lo può permettere? Finora il premier e il ministro dell'Economia, Daniele Franco, si sono limitati a rinviare alla presentazione del Def l'eventuale decisione su un nuovo scostamento di bilancio. È evidente, però, che con una crescita del Pil 2022 che, causa guerra, dovrebbe essere rivista al ribasso dal +4,7% al +3% circa non è facile immaginare extradeficit consistenti perché tutti i parametri macroeconomici sono destinati a peggiorare a partire dal deficit/Pil. Non si può tirare troppo la corda quando l'interlocutore è un'Europa che sta ancora valutando quali misure contro i rincari dell'energia siano più condivisibili tra tutti i Paesi mentre la crisi già da tempo morde le imprese.

E se pertanto su questo fronte occorrerà aspettare maggio, molto meglio concentrarsi sugli obiettivi politici che presentano difficoltà non meno insormontabili. Il ddl delega fiscale ha in sé la bomba della riforma del catasto che a partire dal 2026 può far esplodere l'Imu. Non meno problematico il ddl Concorrenza con i tassisti scontenti della riforma del trasporto pubblico locale non di linea e con l'annosa questione balneari. Sullo sfondo resta poi la riforma del Codice degli Appalti dove, invece, lo snellimento degli impedimenti burocratici potrebbe creare frizioni con il centrosinistra. Le stesse frizioni già emerse nel Pnrr per i nuovi impianti rinnovabili spesso osteggiati dai Beni culturali. Sono gli obiettivi del Pnrr che il governo deve conseguire entro il 30 giugno.

Al raggiungimento di questi obiettivi sono legati 24 miliardi di fondi Ue In miliardi di euro gli investimenti del Pnrr in infrastrutture. Il caro materie prime imporrebbe un incremento delle risorse per almeno 10 miliardi di euro.

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