La sospensione delle somministrazioni di Astrazeneca ha suscitato preoccupazione e dubbi. Probabilmente era inevitabile. Ma il Covid19 fa giustamente più paura delle eventuali e sporadiche reazioni avverse al vaccino e le disdette delle prenotazioni al momento sono state poche. A parte qualche eccezione che riguarda aree come quella del Friuli Venezia Giulia dove storicamente persiste una diffidenza generalizzata nei confronti dei vaccini, come era emerso chiaramente durante l'epidemia di morbillo.
In Lombardia però purtroppo le vaccinazioni sono andate in tilt per un altro motivo. A dare problemi ancora una volta la piattaforma delle prenotazioni Aria che non ha inviato il messaggio di convocazione per i cittadini in lista. Quindi ad esempio presso l'hub vaccinale di Cremona ieri mattina invece delle 600 persone attese si sono presentati in 80. E non per diffidenza ma perché non erano stati avvisati. Medici ed infermieri pronti con le fiale si sono ritrovati senza pazienti da vaccinare: l'hub era deserto. A Como la replica: attesi in 700, arrivati in 16. Ovviamente il personale e i volontari hanno cercato di correre ai ripari contattando i cittadini in lista o le eventuali riserve anche perché il risultato davvero inaccettabile è che mentre si parla della carenza di dosi queste vadano sprecate per disservizi di carattere organizzativo. Identica situazione in Brianza. Stizzita la reazione dell'assessore alla Sanità Letizia Moratti: «Aria è incapace di gestire le prenotazioni, così vanifica gli sforzi di tutti».
A sottolineare che le somministrazioni di Astrazeneca sono riprese in generale senza problemi creati dal timore degli eventi avversi, anche se è ancora presto per tirare un bilancio complessivo, il commissario straordinario all'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, fresco di vaccinazione con l'antidoto anglosvedese. «Avevamo una stima del 20 per cento di rinunce in alcune regioni, del 10 per altre e molte regioni, come il Lazio, nessuna rinuncia, quindi il differenziale è intorno allo zero», evidenzia. Forse ha avuto effetto anche la precisazione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del nuovo Cts. Chi rifiuta Astrazeneca quando arriva il suo turno, ha detto in sostanza lo scienziato, finisce in fondo alla fila.
Il segnale più negativo arriva dal Friuli-Venezia Giulia, dove su 3.000 prenotazioni le disdette sono state mille: una su tre. Preoccupato il presidente della Regione Massimo Fedriga è preoccupato: «Abbiamo l'arma. Se qualcuno non la vuole usare avremo di fronte un muro insormontabile». Alta anche la percentuale delle rinunce in Sardegna, intorno al 20 per cento. E proprio ora che la regione è tornata in arancione per il rialzo dei contagi.
Nelle altre regioni le rinunce oscillano in media tra il 5 e il 10 per cento. Dalla Basilicata segnalano 27 disdette su cento prenotati: una percentuale altissima ma su numeri ancora troppo piccoli. In Piemonte ha disdetto un 10 per cento mentre in Liguria soltanto il 2,7.
Le rinunce sono irrilevanti nel Lazio ma anche nelle Marche, dove su circa cinquemila prenotati si sono registrate solo 70 rinunce alla somministrazioni. In Sicilia da Palermo e da Catania viene segnalato un 10 per cento di disdette. Soddisfatto pure il presidente della Toscana, Eugenio Giani.
«Abbiamo visto che la percentuale di rifiuti delle prenotazioni è limitata, si va poco oltre il 10 per cento», ha precisato Giani. Anche in Puglia l'assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco, sottolinea la «fiducia dei cittadini» nella profilassi, ieri oltre settemila somministrazioni nella regione.
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