Poi si stupiscono se votano No

di Stefano Zecchi

Non ci vuole poi tanto per capire perché i giovani abbiano voltato le spalle a Renzi: basta leggere le dichiarazioni del suo ex ministro Poletti, riciclato ministro Gentiloni. I ragazzi sono meno fessi di quello che ritiene il ministro: si possono escludere dal mondo del lavoro, cosa che accade, ma non si possono prendere in giro. Se li escludi e li prendi anche in giro è ovvio che si ribellano e votano No.

La dichiarazione di Poletti non è uno svarione di cattivo gusto, è un indice dell'inesistenza di un'attenzione politica verso la disoccupazione giovanile. Qualcuno dei ragazzi che se ne va dall'Italia sarà certamente un lavativo, e tuttavia è da ignoranti pensare sia un bene il loro esodo. Si ricordi una verità semplicissima: dietro a ogni giovane c'è una famiglia, e se questa non funziona, le ripercussioni cadono sui figli. Elementare.

Quanto agli altri, chiamiamoli «in fuga», basterebbe informarsi sul modo in cui riescono a trovare in Inghilterra o in Germania buone opportunità di lavoro, per comprendere quale ricchezza si stia sperperando in Italia.

La legge sulla «buona scuola» è una presa in giro: lo sanno gli insegnanti e gli studenti. Lo sapeva anche il ministro della pubblica istruzione Giannini, l'unico che ha pagato le incapacità del governo Renzi. La programmazione universitaria è totalmente scollata dal mondo del lavoro. Mancano centri reali per introdurre i ragazzi alle attività artigianali, come se la laurea fosse una garanzia per trovare un impiego, e le professioni artigianali un insulto. Il Jobs Act se va a referendum, sarà sonoramente bocciato: lo sa perfettamente il ministro Poletti, tant'è che si augura elezioni prima di giugno.

È una catastrofe la politica verso i giovani, la scuola, la famiglia. In compenso, noi abbiamo una straordinaria sensibilità nell'accoglienza dei migranti. E per loro s'investono molti soldi.

La nostra politica possiede uno strabismo che ha qualcosa di fanatico: giudica con sarcasmo i nostri giovani

concittadini che se ne vanno, e si è invece col cuore in mano verso un'immigrazione sconcertante. E dunque l'inevitabile sentenza: ci si tenga gli immigrati e si aprano le porte perché se ne vadano i nostri giovani. Grande politica!

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