CataniaLa lotta agli scafisti è la priorità. È questa ora la ricetta del governo italiano per contrastare il grande esodo dai Paesi africani. La procura di Palermo ha finalmente smantellato una rete di trafficanti. Ma qui in Sicilia il sistema dei controlli sembra una nave che ha ormai imbarcato talmente tanta acqua che rischia il naufragio. Le parole da Roma suonano strabilianti per gli stessi operatori che giornalmente hanno a che fare, in uno stato di abbandono, con il fiume di persone che si riversa sulle coste italiane. «Non possiamo nemmeno prendere le impronte se le persone che arrivano non lo vogliono, l'80% di chi arriva va via autonomamente dai centri», ci dice il segretario generale aggiunto del Sap, Francesco Quattrocchi, che lavora a Palermo a stretto contatto con la più imponente migrazione dal dopoguerra dal continente africano. L'immigrato che ha soldi prende anche taxi da trecento euro - come alcuni siriani che hanno viaggiato così da Pozzallo a Trapani, ci racconta un operatore di un'associazione di volontariato - per allontanarsi dalla Sicilia. Chi non ha niente prosegue il suo viaggio senza orizzonte nelle mani dei passeur di terra.
Nessun rinforzo di polizia è arrivato nelle città siciliane. Nei giorni scorsi era sufficiente fare un giro alla stazione di Palermo per vedere con i propri occhi come funziona il businness del traffico di uomini verso nord. Alla banchina degli autobus, sul lato sinistro entrando nella stazione ferroviaria, fanno base due uomini, uno eritreo e uno del Sudan, che accolgono i connazionali che arrivano dalle altre città siciliane con il pullman. Qui forniscono loro il nuovo biglietto, la maggior parte per Roma e per Milano. Chi sale ad Agrigento sa che a Palermo, proprio di fronte al bus, trova il suo referente. E fa impressione vedere che in questa girandola di biglietti finiscono bambini di tredici, massimo quindici anni. Soli, scendono dal bus e vanno incontro ai loro sfruttatori. Tutto questo avviene sotto gli occhi dei turisti e dei palermitani.
Gli operatori delle forze di polizia raccontano che da circa un anno e mezzo si è allentato il sistema dei controlli. I Cie, i centri di identificazione chiamati «lager» nel passato, praticamente ospitano solo alcuni ex detenuti. Tutte le operazioni di riconoscimento si svolgono invece in centri, alcuni grandi, altri piccoli e improvvisati, dove chi è entra è libero di uscire immediatamente. Il fatto che il capo dell'organizzazione smantellata dalla procura di Palermo fosse un immigrato che aveva chiesto lo status di rifugiato è l'emblema di un sistema che, al posto di tutelare chi arriva da guerre, fame, umiliazione, e punire chi li sfrutta, accoglie a braccia aperte i «cattivi» considerandoli innocui.
La procedura di gestione degli sbarchi funziona in questo modo. Quando nuovi profughi arrivano in un porto, le forze di polizia compiono la prima rapida identificazione. Le persone forniscono il proprio nome e cognome. Il problema si pone alla fotosegnalazione, che avviene in un momento successivo. Una parte non piccola di chi arriva si rifiuta di fornire le impronte. «E noi non possiamo obbligarli», racconta un poliziotto. Qualcuno lo fa perchè vuole chiedere lo stato di rifugiato in un Paese diverso dall'Italia. Altri perché vogliono diventare invisibili per scopi diversi da una vita dignitosa e libera.
«Il rammarico - ci spiega ancora Quattrocchi - è che non possiamo fornire nè l'accoglienza, nè i controlli adeguati».
Il meccanismo di verifiche soft nei centri poteva avere senso con numeri piccoli, ma non di fronte «a un'invasione», con la minaccia dell'Isis alle porte e due grandi eventi in programma «come l'Expo e il Giubileo», segnalano i sindacati di polizia. Se le cifre della procura di Palermo fossero confermate, significherebbe che oltre duemila barconi sono destinati a salpare verso l'Italia. Il nuovo sistema si è reso necessario anche per snellire i tempi delle procedure.
Ma in questo modo la Sicilia e l'Italia sono diventata la terra dei fantasmi e delle regole saltate. Incentivo per le trame di chi sfrutta disgrazia e disorganizzazione. E il Mediterraneo tomba di sogni e prateria di trafficanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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