Il pop corn di Matteo Renzi è, come vuole il rito, associato a un film. Ma il soggetto non è il tira e molla su governo, premier e programmi che in questi giorni sta impegnando la coalizione giallo verde. Anche se lo spettacolo effettivamente vale già molto. La pellicola alla quale l'ex premier ed ex segretario Pd sicuramente pensa e forse spera di assistere è un Titanic dei conti pubblici che, se il suo copione verrà rispettato, farà naufragare il governo di Matteo Salvini e Luigi di Maio.
Nell'arena estiva che si estende tra Palazzo Chigi, via XX settembre, il leader di fatto del Partito democratico immagina di rivedere tutti gli ostacoli che, quando era al governo, gli hanno impedito di fare quello che voleva, come voleva. Assisterà, da una comoda poltrona, alla caccia di risorse per evitare gli aumenti dell'Iva. A lui toccò e alla fine nella sua legge di Bilancio non restarono che briciole per lo «sviluppo».
Il nuovo esecutivo, se nascerà, dovrà subito staccare un assegno da 15,4 miliardi. È la somma delle famose clausole di salvaguardia. Un'assicurazione su una copertura ballerina sotto forma di aumento di accise e Iva. Stangata sui consumi che gli ultimi tre governi hanno evitato, rinviandolo di anno in anno. Poi le spese indifferibili, già contabilizzate nel Def.
Renzi sa bene che un governo di outsider, come quello di Lega e Movimento 5 stelle, potrebbe dovere affrontare la richiesta di una manovra extra. Anche perché è il risultato di scelte del suo governo. La richiesta di una correzione dei conti non è avvitava in primavera come si temeva, ma il conto da 3,5 miliardi potrebbe tornare in autunno.
Ma non è solo questo lo spettacolo al quale Renzi conta di assistere insieme ai suoi sostenitori, con il barattolo di pop corn in mano. Se il governo partirà - e Renzi spera sia così - presto dovrà fare i conti anche per il 2020, con altri 19 miliardi di clausole di salvaguardia da disinnescare. Poi la spesa per investimenti.
Il governo Gentiloni e quindi il ministro Padoan, hanno previsto che diminuisca e si stabilizzi. Peccato che il Quantitative easing di Mario Draghi il prossimo anno sarà verosimilmente scomparso. E con lui, una lunga stagione di bassi tassi di interesse. Quindi nel 2019 più spesa per interessi da coprire.
Ma Renzi, ben consigliato dai suoi fedelissimi esperti di conti pubblici e anche dall'attuale ministro dell'Economia, sa anche che il prossimo governo avrà un surplus di conti da pagare. Le promesse elettorali non possono essere ignorate, sopratutto dopo una campagna elettorale come questa.
Ieri il sito di Bloomberg ha dedicato la notizia di apertura al «buco» nei conti pubblici che potrebbe aprire il governo M5S-Lega. E ha ricordato il costo delle promesse elettorali. Dai 15 miliardi di euro per cancellare la riforma Fornero delle pensioni, ai 40 miliardi per la flat tax, al reddito di cittadinanza, 17 miliardi.
Al di la delle cifre, il servizio dell'importante agenzia stampa Statunitense dimostra come il governo Giallo Verde si vedrebbe stretto tra due fuochi. Da una parte l'opinione pubblica che fa pressione, dall'altro le preoccupazioni dei mercati internazionali e le pressioni dell'Ue. Sempre che le cose vadano come immagina Renzi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.