Il popolo "no-pass" scende in piazza: da Roma a Catania è il giorno dell'ira

Dopo Torino, oggi proteste in 30 città italiane contro il certificato. Casa Pound, gilet arancioni e la rete "World wide demonstration": ecco chi soffia sul fuoco. Il Viminale rafforza i dispositivi di sicurezza

Il popolo "no-pass" scende in piazza: da Roma a Catania è il giorno dell'ira

«Non chiamateci no vax, siamo free vax, vogliamo poter scegliere se vaccinarci o meno». In nome di una libertà che rischia di far naufragare l'intero piano anti covid italiano, il nuovo partito trasversale oggi pomeriggio dopo le 17 riempirà le piazze di trenta città italiane, tra cui Roma, Milano, Firenze. E Torino, dove giovedì sera c'è stata una sorta di prova generale con 2.500 persone radunate senza mascherina per opporsi al green pass nel cosiddetto «No paura day».

Poichè una piazza non si riempie in cinque minuti, nonostante il tam tam social, chi c'è dietro al movimento anti green pass? Chi è il popolo che accusa il governo di una nuova «dittatura sanitaria» e mette in guardia dall'inizio del «nuovo Apartheid dei non vaccinati»? I promotori della manifestazioni appartengono alla World wide demonstration, una rete di mobilitazione mondiale che sta spronando i cittadini d'Europa e di mezzo mondo a protestare per le strade «contro il passaporto schiavitù, contro la truffa Covid e contro la nuova dittatura». Sono gli stessi che il 20 marzo a Bologna se ne sono fregati di restrizioni e distanziamenti e hanno organizzato la «passeggiata per la libertà» contro il decreto legge sulle misure anti Covid definendolo «uno spauracchio senza rilevanza giuridica».

E sono gli stessi che lo scorso 15 maggio si sono dati appuntamento al parco del Valentino a Torino per protestare contro l'uso delle mascherine. O ancora, che hanno alimentato la campagna IoApro per difendere i commercianti distrutti dalle restrizioni.

Si tratta di un movimento eterogeneo, politico e non, fatto di estremisti di entrambe le parte. In piazza simpatizzanti di Forza Nuova, Casa Pound ed esponenti dei Gilet Arancioni di Antonio Pappalardo, l'ex generale dei Carabinieri che ha sempre parlato della pandemia come di «una boiata». Assieme a loro movimenti olistici e anti vaccinisti convinti. Tutti quelli, insomma, che nei mesi passati si sono identificati nelle campagne «no mask, no global, no Antifa, no lockdown». E ora no green pass. E per carità, ora non vogliono essere chiamati negazionisti ma i loro «no» si sono reiterati per tre ondate di infezione e sono pronti a essere ribaditi ora che siamo alla vigilia della quarta.

In allerta le forze dell'ordine, che si stanno preparando ad affrontare il mega raduno nelle trenta città italiane. Starà a loro garantire che non ci siano episodi di violenza, che vengano rispettate le attività dei commercianti vicini alla piazza della protesta e, paradossalmente, anche che vengano rispettate un briciolo di misure anti contagio. Tuttavia c'è da immaginare che oggi non saranno molte le mascherine in circolazione. La speranza è che tutto fili liscio e non si replichino gli scontri avuti nelle manifestazioni-gemelle in Francia e in Inghilterra.

La tensione è parecchia e per rendersene conto basta dare un'occhiata ai social dove lo scontro tra vaccinisti e non vaccinisti ha raggiunto picchi mai visti in un anno e mezzo di pandemia.

Chi scende in piazza oggi è anche chi scrive post di solidarietà «alle vittime sacrificali di un sistema criminale», in barba alla scienza che non trova correlazioni tra le morti post vaccino e il vaccino stesso. E teme un nuovo «nazismo sanitario sulla pelle delle cavie del vaccino».

Per i più politicizzati il modello è quello francese della «resistenza popolare e della guerra all'oppressione». «Uniti si vince» sostengono i manifestanti. Sicuramente ora «uniti» si alimenta la quarta ondata di virus.

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