La porno faida di casa Fdi: due indagati, la vittima lascia

Ricatto con foto hard: Cocci rinuncia a correre. Guai per Poggianti e Belgiorno

La porno faida di casa Fdi: due indagati, la vittima lascia
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Fratelli d'Italia, coltelli in famiglia. Pare tutta interna a Fdi la storia del revenge porn contro Tommaso Cocci, ex capogruppo del partito della premier a Prato. Con la città toscana, già scossa dalle dimissioni del sindaco Pd Ilaria Bugetti, indagata per presunta corruzione con l'imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci e costretta alle dimissioni, alle prese con un nuovo terremoto politico. Che vede Cocci ritirare la sua candidatura: un "passo indietro" per dedicarsi "alla mia professione e alla mia famiglia".

Indagati e perquisiti sono ora il suo ex collega in Consiglio comunale Claudio Belgiorno anche lui in corsa per la candidatura alle Regionali e Andrea Poggianti, vicepresidente del consiglio comunale a Empoli, fuori da Fdi da febbraio e ora vicino alla Lega. Per entrambi l'ipotesi della Procura è quella di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite revenge porn - e diffamazione in concorso. Per mesi avrebbero spedito missive anonime a politici, giornali e allo stesso Cocci, propalando una serie di pesanti accuse droga, persino pedofilia e pedopornografia, oltre a denunciarle l'affiliazione alla massoneria e pure un'immagine del politico nudo dalla cintola in giù, un selfie sconveniente che la stessa vittima avrebbe scattato cadendo in un adescamento online.

Il movente? Probabilmente politico. Lo aveva suggerito subito proprio Cocci raccontando, in un video postato a fine agosto, la minaccia ricevuta ad aprile: "Dimettiti o ti distruggiamo la vita". Fango anonimo che, ipotizzava Cocci, gli era piovuto addosso "forse per una corsa politica". Ossia, per impedirgli di candidarsi. Quanto alle accuse, Cocci ha negato di aver fatto uso di droga e ha respinto sdegnato quelle di pedofilia. Avrebbe invece ammesso di essere iscritto alla loggia Sagittario, la stessa di Matteini Bresci, l'imprenditore che ha inguaiato l'ex sindaco dem, precisando di essersi messo in quiescenza già a giugno scorso.

Belgiorno quindi, da presunto destinatario della missiva anonima spedita anche ai deputati pratesi Giovanni Donzelli e Chiara La Porta si è ritrovato indagato, come pure Poggianti. La Procura di Prato guidata da Luca Tescaroli ha fatto anche perquisire i due, procedendo al sequestro di materiale (e i sequestri avrebbero interessato anche le logge massoniche). Per le toghe toscane, insomma, sono loro ad aver orchestrato la campagna anonima contro Cocci.

Un caso di "fuoco amico" che con le liste per le Regionali in chiusura impone correzioni in corsa. Cocci ha scelto di chiamarsi fuori. Su Belgiorno (già indagato per un'inchiesta su rimborsi consiliari gonfiati) la scelta tocca a Donzelli: c'è tempo fino a domani.

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