Le possibili "finestre" per andare a votare

In caso di una crisi di governo sarebbero tre le finestre temporali per andare al voto in autunno, ma le elezioni potrebbero scalare nei primi mesi del 2020

Le possibili "finestre" per andare a votare

Il governo può andare incontro a una crisi. Ma il detonatore che può innescarla e mandare gli elettori al voto ha diverse facce.

Prima di tutto, può accadere che l'esecutivo non ottenga la fiducia del Parlamento, quando anche le forze di maggioranza votino contro il governo nell'ambito di un provvedimento. Oppure, può accadere anche che una forza di maggioranza decida di non sostenere più l'esecutivo. In questo caso, il presidente del Consiglio, preso atto della crisi si reca al Quirinale, per rassegnare le sue dimissoni, senza passare dal voto in Aula. La crisi, però, può essere anche innescata dallo stesso premier, se si rende conto che non ci sono più le condizioni per andare avanti e rimette il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.

Una volta rassegnate le dimissioni del premier, prendono il via vari step, che seguono le regole scritte nella Costituzione e nelle leggi ordinarie. Prima che si vada al voto, devono necessariamente passare almeno 45 giorni (e massimo 70), dal momento dello scioglimento delle Camere. In realtà, però, servono almeno 60 giorni prima di tornare alle urne, così che anche gli italiani all'estero possano votare.

Una volta che il governo è entrato in crisi, il capo della Stato inizia le consultazioni, con i presidenti di Camera e Senato e con le altre forse politiche. Se esiste una maggioranza alternativa, viene individuato un nuovo leader cui affidare il governo, altrimenti si passa allo scioglimento delle Camere.

A questo punto il Consiglio dei ministri si riunisce per discutere e approvare il decreto del presidente della Repubblica, con il quale verrà fissata la data delle elezioni. La data verrà fissata anche tenendo conto delle scadenze legate alla sessione di Bilancio, che potrebbero far slittare il voto, qualora sia programmato per l'autunno. A settembre, infatti, il governo dovrà presentare la Nota di aggiornamento del Def, mentre entro il 15 ottobre andrebbe presentata alla Commissione Ue il Documento di Bilancio e il 20 ottobre la legge di Bilancio è attesa alle Camere entro il 20 ottobre. L'Ue, però, può concedere una dilazione dei tempo, giustificata appunto dalla crisi di governo.

Sarebbero tre, dunque, le finestre elettorali per poter votare dopo l'estate, qualora il governo italiano in carica entrasse in crisi. Per votare entro il 13 ottobre, le Camere dovrebbero essere sciolte a ridosso di Ferragosto, ma l'Italia non potrebbe presentare la manovra in Commissione Ue entro i termini stabiliti. Per andare alle urne il 20 ottobre, invece, le Camere verrebbero sciolte dopo Ferragosto, con la mancata presentazione della manovra alle Camere nei termini.

Per votare l'ultima domenica di ottobre (27), invece, è necessario che la crisi avvenga non più tardi del 27-28 agosto.

Ma le scadenze previste per i mesi autunnali rendono più plausibile che, in caso di voto anticipato, si vada alle urne nei primi mesi del 2020, se non in primavera.

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