Poste, parte con fatica la privatizzazione di Renzi

Milano Poste muove i primi passi verso la quotazione. Borsa Italiana, nel primo pomeriggio di ieri, ha dato infatti via libera all'ammissione a Piazza Affari. Tuttavia, quello che sembrava essere un percorso in discesa si è trasformato, con il passare delle ore, in una difficile scalata. Mentre da Roma si alimentavano le voci dell'imminente diffusione del prospetto informativo con i dettagli dell'operazione, alla Consob, l'Autorità che vigila sui mercati, nulla era pronto per il via libera. Tanto che, in serata, con la Commissione ancora riunita, Consob ci tiene a sottolineare che dare il via libera a un dossier del genere «non è una pura formalità». Come a dire insomma che qualcuno ha fatto i conti senza l'oste prima del tempo e ricordando, per altro, che la Commissione ha «la facoltà di chiedere richieste modifiche o integrazioni».

Aspettando dunque un esito positivo per oggi, parte dunque con un piccolo inconveniente la cruciale quotazione targata Renzi-Padoan che sulle privatizzazioni hanno puntato molto sin dall'inizio della propria legislatura per riequilibrare il bilancio dello Stato, salvo poi dover scendere a compromessi (temporali ed economici) per non svendere i gioielli di Stato. Quella di Poste sarà infatti la prima grande privatizzazione, il vero banco di prova del governo in vista delle prossime tappe che riguardano Enav, Grandi Stazioni, Fs, Sace. Tutti dossier sui quali il governo è in ritardo e alla luce dei quali l'operazione Poste risulta ancora più strategica. Si tratta della più grande dai tempi di Eni ed Enel. Per arrivare a questo punto però, l'ad Francesco Caio ha dovuto riorganizzare e allargare il perimetro del gruppo per renderlo più appetibile al mercato: da una parte la complessa definizione del contratto di programma con l'accordo per la consegna della corrispondenza a giorni alterni e dall'altro, l'ampliamento sul fronte assicurativo con l'acquisizione del 10,3% di Anima. Interventi realizzati in una manciata di mesi per rendere rapidamente Poste una «macchina da quotazione» e ai quali alcuni analisti guardano con scetticismo temendo che il governo abbia forzato troppo la mano».

Non sono ottimi segnali quelli che arrivano sul fronte delle contestazioni. Ieri, ad esempio, il Tar della Lombardia ha dato ragione a 13 Comuni del pavese che si opponevano alla riforma del servizio a giorni alterni. Per non parlare del fatto che sul tema manca ancora l'ok (comunque non vincolante) di Bruxelles. Ad esprimersi, nelle prossime settimane, sarà in ogni caso il mercato. Ma veniamo ai dettagli, la data di inizio delle negoziazioni sarà stabilita con un successivo avviso «subordinatamente alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari». Quindi, Consob permettendo, l'offerta dovrebbe partire a metà mese e durare per due settimane fino a giovedì 29, in vista del debutto a Piazza Affari il prossimo 3 novembre.

Sul mercato arriverà il 40% di Poste con un tetto del possesso azionario fissato al 5%. Una quota molto importante sarà destinata al pubblico retail dei piccoli risparmiatori, per favorire un azionariato popolare, e una tranche altrettanto rilevante riguarderà i dipendenti. Al momento, è però difficile fare previsioni sul prezzo di collocamento del titolo. Le stime sono tra 5,5 e 7,5 euro.

Sono i dipendenti totali del gruppo Poste italiane tra amministrativi e postini che sono circa 30mila

Sono i

ricavi totali in euro del gruppo Poste italiane al 30 giugno 2014 con un utile netto di 435 milioni di euro

Sono gli uffici postali presenti sul territorio nazionale con 7 mila sportelli postamat per il ritiro di contanti

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