Cronache

Povero Leopardi offeso dalle piazzate

Un chiassoso raduno celebra il poeta della solitudine. E fa arrossire

Povero Leopardi offeso dalle piazzate

«I fanciulli gridando su la piazzuola in frotta, e qua e là saltando, fanno un lieto romore». Ma che ci fanno lì, in frotta, su la piazzuola? Sono forse scappati dalla messa in scena del Sabato del villaggio? No, stanno facendo una specie di compito in classe fuori dalla classe, ma sempre di Leopardi si tratta. I professori e persino il signor ministro in persona li hanno esortati a celebrare il Poeta, anzi, a celebrare la sua composizione più famosa al mondo che si chiama L'infinito e che compie due secoli.

Magari fra qualche anno, senza aspettarne duecento, il «flash mob» sarà materia d'esame, quindi meglio prepararsi in anticipo. E poi, si sa come vanno queste cose, si sa come la pensano gli adulti, quando ti dicono che quella tal cosa è «facoltativa» lo dicono per vedere chi ci casca, chi non partecipa, chi resta in disparte. Quella cosa è «facoltativa» ma se non la fai...

E allora tutti «in frotta» «su la piazzuola», con tanto di hashtag d'ordinanza per il raduno chiamato «#200infinito», sperando sia molto meno che infinito, che finisca presto perché come si fa a stare tutto il tempo senza controllare il telefono? Ma d'altra parte, chi avrebbe il coraggio di dare buca alla contessa Olimpia, discendente di Giacomo? Che figura sarebbe? E allora risuonano le voci argentine come un tempo molto, molto meno lontano di due secoli, risuonavano le voci dei... come li chiamava il nonno? O forse era la bisnonna?... Ma sì, quelli con la camicia scura... Ah ecco, come i balilla.

I foglietti con su scritto il testo sventolano, la prof incalza il coro con piglio sororale degno di Cristina D'Avena, qualche genitore con una mano filma la recita e con l'altra toglie dalla tasca il fazzoletto: allergia al polline o alla nostalgia? Però, bisogna dirlo, era davvero bravo, questo Poeta, non come quel trombone logorroico di Alessandro Manzoni con i suoi Promessi sposi: quattro paroline in croce eppure... eppure fanno un certo effetto, anche duecento anni dopo («è la modernità di Leopardi, ragazzi», chiosa la prof).

«Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave».

Ma questa è un'altra storia, un'altra poesia.

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