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Il Ppe sconfessa Alfano: niente simbolo elettorale

L'Ncd voleva sfruttare il logo dei moderati: no dal gruppo europeo. A Roma Bertolaso non arretra. Berlusconi: "Presto vedrò Salvini"

Il Ppe sconfessa Alfano: niente simbolo elettorale

Schiaffo ad Alfano dall'Europa: non potrà usare il logo del Ppe per le sue liste. A dirlo è stato il segretario generale del Ppe, Antonio Lopez-Isturiz, durante l'assemblea politica in corso a Bruxelles. «So che in Italia c'è un partito che vuole utilizzare il logo del Ppe - ha detto Lopez - Ma questo non si può fare perché il simbolo appartiene a tutta la famiglia popolare non soltanto a un partito». Non solo, poi è arrivata la minaccia: «Qualora non si rispettasse questa regola il Ppe potrebbe essere costretto ad adire le vie legali contro i partiti che utilizzeranno il logo». In effetti Alfano ha fatto una furbata, sperando che il richiamo al simbolo del Ppe potesse rappresentare una vitamina elettorale al suo partito che oscilla attorno 3,5%.

Nel sito dell'Ncd compare il logo che il ministro dell'Interno ha intenzione di utilizzare per le prossime amministrative: campo blu con la scritta «Area popolare». Peccato, però, che ci sia in bella mostra proprio il cuore giallo, stilizzato, con quattro stelle dello stesso colore. Che è esattamente il simbolo del Ppe. Ma, come ha chiarito Lopez, quel logo è di tutti e non può utilizzarlo un solo partito. Per esempio, in Italia, fanno parte della famiglia anche Forza Italia, i Popolari per l'Italia, la Südtiroler Volkspartei, e l'Unione di centro. Eppure nessuno ha tentato lo «scippo». È facile pensare che, a questo punto, Alfano sia costretto a richiamare un esperto grafico e ripensare al proprio biglietto da visita per non incorrere in una battaglia legale contro i suoi «fratelli» europei. «Andiamo d'amore e d'accordo con il Ppe e non c'è nessuna sovrapposizione tra i simboli», precisa il ministro in serata.Intanto, sul fronte del centrodestra, si segnala un cambio di tono relativamente allo scontro in atto sulla questione Roma. Piccoli segnali, niente di più. In agenda non c'è ancora un incontro ufficiale tra Berlusconi e Salvini ma lo stesso Cavaliere l'ha messo in conto: «Con Matteo Salvini dovremo incontrarci tra poco; e spero che il caso Roma resti un capriccio isolato». Parole concilianti.

Per ora nessuno, però, ha voglia di fare un passo indietro: né Bertolaso, né Meloni, né Storace, né Marchini. Il quale ha ribadito che intende correre: «Ovvio che mi candido». Ma che comunque non rinuncia al confronto: «Noi in tre anni abbiamo fatto un programma per i prossimi dieci anni che presenterò nei prossimi giorni alla stampa estera. Su questo io mi confronterò con Berlusconi, Meloni e Storace per vedere se c'è qualcosa di concreto». Dalle parti azzurre, invece, si minimizzano i sondaggi che danno mister Emergenze indietro rispetto alla leader di Fratelli d'Italia e Bertolaso puntualizza: «Ho avuto 47mila romani che hanno votato ai gazebo, per il mio programma tolleranza zero contro il degrado approvando la mia candidatura. Non mi pare di ricordare che gli altri candidati abbiano avuto questo risultato. Marchini e Meloni? Non ho problemi, sono amico di entrambi». Poi, in un'intervista, dà vita a un siparietto: «Se mia moglie mi vota? Ha cambiato idea, ha letto il programma è ha detto che mi vota». E all'intervistatore che scherzando gli suggerisce di dire a sua moglie «o mi dai il voto o vai fuori di casa», Bertolaso risponde: «Magari!». E il giornalista lo incalza: «Come magari? È un'altra gaffe». «No - risponde Bertolaso - non è una gaffe, è che mia moglie poverina sono 40 anni che non mi vede, mi vuole a casa così dice non ti voto così magari non vieni eletto». Quindi dà i voti ai sindaci precedenti: «5 a Marino, Alemanno e Veltroni. E 7 a Rutelli». Poi assicura: «Formerò una squadra di cavalli di razza e non di yes men.

Qualche nome? Gianfranco Polillo che è stato sottosegretario all'Economia con il governo Monti».

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