Roma - Prima che il Quirinale partorisca il «governo neutrale», l'esecutivo in carica, quello guidato da Paolo Gentiloni, nella sua probabile ultima riunione ha provveduto a un paio di nomine predisponendone una terza. Niente male per un Consiglio dei ministri in limine mortis, ma la liquidità della situazione politica conferisce, tutto sommato, una discreta forza anche a un equipe che oggi rappresenta meno del 20% degli italiani. La prima mossa, in fondo, può considerarsi bipartisan in quanto è stata decisa la proroga, su proposta del titolare dell'Interno Marco Minniti, dell'incarico al capo della Polizia Franco Gabrielli. Gli ottimi risultati ottenuti nel contrasto alla criminalità organizzata di ogni risma e, soprattutto, nella prevenzione del terrorismo gli sono valsi consensi unanimi. La «conferma garantisce opportuna continuità nel delicato settore della sicurezza in questo particolare momento politico», ha scritto su Twitter Elio Vito, vice capogruppo di Fi alla Camera.
Nel corso della riunione è stato deciso anche di estendere di un anno l'incarico del Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco. Si tratta di una mossa politica ma con una particolarità. La fiducia nei confronti di Franco, ex direttore centrale di Bankitalia insediato in quel ruolo da Enrico Letta nel 2013, indica la volontà di attenersi al rigore nei conti predicato da Bruxelles. Va da sé che con l'avvento di un esecutivo vero e proprio la carica scadrebbe entro tre mesi. Dunque il ragioniere generale sarebbe inamovibile per un «governo balneare» e rimovibile per un gabinetto politico. Il governo Gentiloni, però, si è guardato da un'analoga mossa per il direttore generale del Tesoro, altra nomina da spoil system. Probabilmente il ministro dell'Economia Padoan avrebbe ben visto un avvicendamento tra Vincenzo La Via e il capo della segreteria tecnica Fabrizio Pagani.
Sulla sponda pentastellata si fa il tifo per il vicepresidente Bei, Dario Scannapieco, in corsa anche per un ruolo di vertice in Cdp. A via Goito il cda scade a giugno, alla Rai ad agosto. «Governo di tregua» ma anche di battaglia. Con tutte quelle poltrone...
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