Giuseppe, stai sereno. Non dice proprio così, ma insomma, il senso è questo. «Caro presidente, se tu vuoi aprire la crisi, fallo. Noi ti chiediamo di aprire i cantieri. Di parlare di economia e lavoro. Di governare». Alle sette della sera, in diretta Facebook dal Senato, Matteo Renzi continua a bombardare il quartier generale. Conte lo ha appena accusato di intendenza col nemico: le sedie vuote alla riunione di Palazzo Chigi sulla giustizia, il voto di Italia Viva a una mozione di Fi, il braccio di ferro sulla prescrizione, tutte cose che al premier non vanno giù. «Iv - lo sfogo del premier - fa opposizione aggressiva e maleducata. Non si può accettare, serve un chiarimento». Nicola Zingaretti gli dà ragione, «occorre collegialità e un rilancio del Piano per l'Italia», però la paura che crolli tutto è tanta. «Stiamo calmi, nessuno ha dichiarato la crisi». Siamo già al gioco del cerino accesso?
Giallorossi in bilico, di nuovo appesi a un filo dopo una giornata di scontri. L'innesco è il solito, la riforma della prescrizione, con la scelta delle renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti, in mancanza di novità, di non andare al Consiglio dei ministri serale durante il quale è stato trovato l'accordo sul lodo Conte bis e la riforma del processo penale è stata approvata. «Mi dispiace che non abbiano partecipato i ministri di Iv - spiega Conte dopo il via libera del Cdm - Credo che per una forza politica sia sempre una sconfitta non sedersi a un tavolo». E ancora: Dobbiamo tutti giocare nella stessa squadra. Se un giocatore si ferma, pensa a sé e fa sgambetti, siamo destinati a perdere». Ma c'è di più. A Palazzo Madama, la scelta di Iv di appoggiare un emendamento forzista contro la legge Bonafede inserita in un testo sulle intercettazioni: finisce 12 pari e l'esecutivo se la cava per un soffio. Identica situazione sul Milleproroghe dove Iv ha votato con le opposizioni un emendamento su Autostrade. Senza contare la mozione di sfiducia nei confronti del guardasigilli, al quale Renzi ha dato «due mesi di tempo» per trovare un accordo.
Troppo, secondo Conte, che sente la coalizione sfarinarsi. Così, già a metà pomeriggio, il presidente del Consiglio aveva interrotto il silenzio zen ed era passato all'attacco: «Non sedersi al tavolo del Consiglio dei ministri è un'assenza ingiustificata. Un giorno sì e l'altro pure Iv vuole sfiduciare il ministro Bonafede, poi vota costantemente con il centrodestra. A parte il fatto che si tratta di posizioni illogiche, queste sono tutte cose da partito che fa opposizione aggressiva e maleducata. Ma da un partito di maggioranza si possono accettare? Credo che Italia Viva debba dare un chiarimento perché i ricatti non sono accettati».
E guai a toccare Bonafede. «Si è intestato la riforma della prescrizione, legge in vigore. Si può non condividere, ma il ministro si è reso disponibile a superare la norma. Siamo arrivati al lodo Conte, poi a un'intesa più avanzata. La legge Bonafede non c'è più, perché lo si insulta? Perché da giovane la notte la passava in discoteca a fare il dj?».
Durissima la replica di Renzi. «Noi non siamo opposizione, ma non rinunceremo a una battaglia di civiltà per uno sgabello. La discussione è tutta sulla giustizia, perché è il terreno sul quale il populismo trova facile possibilità di ingresso». E in serata, ospite di Dritto e Rovescio, rincara: «Ci sono diverse possibilità - spiega - il governo lavora e va avanti, il governo apre la crisi e ci sarà un altro governo ancora, infine la terza è andare a votare.
Io sono disponibile a tutte e tre, l'importante è che ci sia qualcuno che quando si vota vince e governa cinque anni». E di ritorno dagli studi televisivi, Renzi precisa su Facebook: «Chi vuole stare con noi sappia che noi siamo alleati, non sudditi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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