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Il premier getta la maschera: "Non taglieremo le tasse"

Sente la pressione di Draghi e prova ad allontanarlo "Lo volevo alla Commissione Ue. Mi disse: sono stanco"

Il premier getta la maschera: "Non taglieremo le tasse"

Giuseppe Conte parla alla platea di Cernobbio e avverte: stop al taglio delle tasse. «Abbiamo le idee molto chiare: non chiediamo soldi europei per abbassare le tasse ma per realizzare tutti i progetti e le iniziative nell'ambito di un disegno coerente che rimanga in eredità alle generazioni future, un progetto di ripresa e rilancio del paese», spiega rispondendo a una sollecitazione del giornalista Ferruccio de Bortoli. Conte concede unicamente la promessa di una riforma (in futuro) del Fisco: «Dobbiamo perseguire assolutamente una riforma organica del nostro sistema fiscale.

Da circa 40 anni non gode di una riforma organica, ma ha registrato solo tanti interventi che si sono stratificati. Un gruppo di esperti lavora al nostro fianco per un quadro di riforma». Il secondo annuncio è la riorganizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali: «Abbiamo già avviato una riflessione su una compiuta e organica riforma degli ammortizzatori sociali».

Promette di trasformare «gli sgravi contributivi al Sud da misura agostana a strutturale». E dà il via libera alla rete unica: «Infrastruttura fondamentale per il Paese».

L'avvocato del popolo interrompe il lungo silenzio estivo. Parla prima alla Festa del Fatto Quotidiano a Roma, poi al Forum Ambrosetti. Un premier con poche proposte e tanti slogan cerca di stare nel dibattito: «La vera sfida che ci attende è quella di affrontare i nodi strutturali che hanno impedito all'Italia di crescere». Più che dalla tenuta sociale ed economica del Paese sembra preoccupato da Mario Draghi. Dalla festa del Fatto Quotidiano, il capo del governo (ri)manda in esilio l'ex governatore della Bce: «Draghi penso che quando si invoca lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale.

È una persona di valore, una eccellenza espressa dal paese nei ruoli che ha coperto. Quando si è lavorato per nuova una commissione Ue fu proposto innanzitutto Timmermans ma alla fine non andò a buon fine. Subito dopo io stesso cercai di creare consenso per Draghi, lo avrei visto bene come presidente della Commissione Ue. L'ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco della sua esperienza europea».

Sa di essere un premier precario: «Con 209 miliardi può esserci la tentazione, di buttar giù il governo». L'incubo resta, però, Draghi.

Che il presidente del Consiglio prova ad escludere anche dalla corsa per il Quirinale nel 2022: «Se devo esprimere un'opinione personale, io credo che il presidente Mattarella stia interpretando il suo ruolo in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza. Man mano che vado avanti ne apprezzo sempre più le qualità, di persona solida. Se ci fossero le condizioni per accettare un secondo mandato... io lo vedrei benissimo».

Il premier appare incerto, al contrario, sul secondo mandato del sindaco di Roma Virginia Raggi: «Aspettiamo che si completi il quadro». Per ora l'avvocato del popolo nega di essere al lavoro per un partito personale: «Non esiste il progetto di un mio partito».

Rispondendo alle domande di Antonio Padellaro, Conte ufficializza il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari: «È una riforma costituzionale votata dalla stragrande maggioranza parlamentare. La mia opinione è che se si passa da 945 a 600 parlamentari non viene assolutamente pregiudicata la funzionalità del Parlamento.

Chi sarà eletto con le nuove regole sentirà di più il peso della rappresentanza, della disciplina e dell'onore nelle sue funzioni».

Ed entra nel dibattito sulla legge elettorale, chiedendo le preferenze: «Ci possono essere distorsioni, ma il principio a me piace».

Conte teme gli effetti sul governo del voto alle Regionali e mette le mani avanti: Non avranno incidenza sulla vita del Governo.

Quando parla di coronavirus incappa in una gaffe, scivolando sui numeri dei morti (dice 135mila, invece di 35mila).

E chiude all'ipotesi di una riapertura degli stadi: «inopportuna». Ma promette che «non ci sarà un altro lockdown generalizzato».

Dalla Festa del Fatto arriva l'apertura (che manda in fibrillazione il M5S) sul Mes: «Se avremo bisogno di altri soldi sulla sanità ne discuteremo in Parlamento».

Ed infine rivendica la scelta sui vertici dei Servizi e derubrica a equivoco lo strappo con i Cinque stelle, che volevano cancellare la proroga dei capi voluta da Conte.

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