Roma - «La parola del 2015 è ritmo. L'Italia deve tornare a crescere». Il premier Matteo Renzi, nella conferenza stampa di fine anno lunedì scorso, l'ha messa giù un po' troppo facile. Come se ci volesse poco per invertire una tendenza negativa che ormai da quasi cinque anni caratterizza l'economia italiana.
No, non basterà uno schiocco di dita per trasformare l'anno appena arrivato in un nuovo inizio per la crescita economia. Anche se, a dire il vero, qualche segnale di cambiamento pare esserci stato. Ad esempio, il decreto Milleproroghe non contiene il consueto blocco degli sfratti. «Sono stati incrementati i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole», spiega il ministero delle Infrastrutture. «È stato evitato il 31esimo blocco, rompendo una liturgia», ha commentato il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani. «Trentamila famiglie sono a rischio», ha replicato il Sunia, sindacato degli inquilini.
Certo, qualunque fenomeno - osservato dalla prospettiva della politica - può essere presentato sotto una luce diversa, in modo da renderlo meno preoccupante. Ma non è così: basta spostarsi nelle stanze degli analisti delle grandi banche e dei fondi di investimento per ottenere un'immagine completamente diversa dell'Italia e della nostra condizione.
Cominciamo, ad esempio, da Intesa Sanpaolo, l'ultima in ordine di tempo ad aver presentato le proprie previsioni macroeconomiche (o come si dice nel gergo dell'economia l' outlook ). In primo luogo, l'economista di Ca' de Sass, Paolo Mameli, ha ribassato le stime di crescita del Pil quest'anno da +0,6 a +0,4% a causa dell'andamento deludente del quarto trimestre 2014 certificato dall'Istat. La ripresa, se si concretizzasse, «sarà molto dipendente dall'estero». Le esportazioni potrebbero crescere ancora (+3,3% la previsione) a fronte di un moderato incremento dei consumi interni (+0,8%), sempre che non vi siano nuovi inasprimenti fiscali, ipotesi tutt'altro che peregrina. Insomma, nella sua neutralità (è pur sempre la principale banca italiana e non può «esporsi») Intesa ci racconta un Paese nel quale ogni speranza è legata all'immissione di liquidità sul mercato da parte della Bce piuttosto che alle sue forze reali.
C'è poco da obiettare, in fondo, perché da una parte il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi ancora su livelli elevati (oltre il 13%), mentre la spesa per investimenti dovrebbe continuare a contrarsi. L'Italia è ancora malata, bisogna ricordarselo senza fingere. Intesa Sanpaolo è stata, tutto sommato, «delicata». Se guardiamo poco fuori dai nostri confini, non troviamo altrettanta compassione. I «falchi» della potente banca Usa Goldman Sachs hanno da tempo espresso la loro «preoccupazione» per la Francia e, soprattutto, per l'Italia. Secondo Wall Street, se tutto va bene quest'anno la crescita si fermerà allo 0,2%, una visione corroborata dalle analisi pessimistiche del Fondo monetario internazionale e dell'Ocse.
Adesso cercate di fare mente locale sulla retorica renziana incentrata sull'«attrazione degli investimenti esteri» e poi guardate che cosa dicono di noi BlackRock e Kkr , i principali fondi di investimento americani. «L'Eurozona è un aereo che vola basso e che incontra costantemente vuoti d'aria regalando ai passeggeri esperienze terrorizzanti», racconta BlackRock . «Siamo tornati dal nostro recente viaggio in Europa ancor più preoccupati di quando siamo partiti», afferma Kkr sottolineando che Italia e Francia sono un imbarazzo per il Vecchio Continente e che la «capacità riformatrice di Renzi impallidisce se confrontata con ciò che ha fatto la Spagna dopo la crisi».
Ecco, il 2015 che inizia è
più o meno questo. Se aggiungiamo che pure la benevola Moody's non è poi così convinta che il debito da 2.100 miliardi di euro resterà sotto controllo, c'è poco di che stare allegri. Altro che Ritmo, questa è una Fiat Duna!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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