O ra che il famoso «lodo» c'è (con la contrarietà di Italia viva), la maggioranza non sa dove metterlo. E deve fronteggiare anche una valanga di critiche: giuristi, presidenti emeriti della Consulta, come Mirabelli e Flick, che bollano il lodo come «a rischio di incostituzionalità», mentre l'abolizione della prescrizione, secondo Mirabelli, è da «paese autoritario». E persino l'Anm è cauta: «Sui profili di incostituzionalità l'ultima parola spetta alla Consulta».
Tra Palazzo Chigi e Via Arenula, ci si sta scervellando per capire quale sia lo strumento legislativo per presentare in Parlamento e far approvare la modifica della legge Bonafede che ha abolito la prescrizione. All'indomani del vertice di maggioranza, conclusosi con l'accordo Pd-M5s e la rottura con i renziani, da Palazzo Chigi veniva strombazzata l'ipotesi di tradurre a tambur battente il testo «Conte bis» in un decreto legge, che sarebbe entrato subito in vigore. Ma già venerdì sera si assisteva ad una precipitosa frenata: decreto legge? Meglio di no.
«Dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri, e Renzi ne approfitterebbe per mettersi subito di traverso», era la giustificazione. In realtà, spiegano dal Pd, la frenata sarebbe frutto delle autorevoli perplessità fatte filtrare dal Quirinale: con che criterio si interverrebbe attraverso un decreto, che deve avere requisiti di necessità ed urgenza non facilmente rintracciabili nel caso in questione?
Ecco allora che dal governo (dove è l'esperto Dario Franceschini a cercare di cavare dai pasticci Conte e Bonafede) si affaccia l'ipotesi di riserva: infilare il «lodo», attraverso un emendamento dell'esecutivo, nel decreto Milleproroghe all'esame delle commissioni della Camera. «Ma sono matti? Sarebbe completamente estraneo per materia, e rischiano di farselo dichiarare inammissibile: figurarsi se il presidente della Bilancio Borghi lo lascia passare», si sfogava inorridito con dei colleghi il relatore dem del Milleproroghe Fabio Melilli. Ma da Chigi è stato allertato il presidente della Camera Fico, perché si faccia garante dell'operazione che consentirebbe un primo risultato: l'emendamento del governo (che dovrebbe contenere almeno una «sospensione tecnica» della legge Bonafede sulla prescrizione) farebbe decadere gli emendamenti Annibali di Italia viva, che congelano per un anno la prescrizione grillina. Fatto sta che, mentre si mette a punto la manovra, l'esame del Milleproroghe è nuovamente slittato: da lunedì, a metà della prossima settimana. Il testo verrebbe poi blindato con la fiducia in aula, e successivamente al Senato: «Così risolviamo il problema Renzi, che la fiducia dovrà votarla», dicono nel Pd, mentre il segretario Zingaretti annuncia che da lunedì partirà la «nuova fase» del governo e che bisogna dire «basta a polemiche e picconi».
L'ex premier è ovviamente a conoscenza delle manovre per sterilizzare la sua opposizione, ma ai suoi spiega che «se sperano di fermarci così si sbagliano: tra due mesi presentiamo in Senato
una proposta di reintegro della prescrizione, e vediamo come finisce». L'iniziativa potrebbe essere annunciata a fine febbraio a Brescia, all'inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti dove Renzi sarà la guest star.
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