Draghi libertà l'Italia: si riparte il 26 aprile con attività all'aperto "Soluzione condivisa il rischio è ragionato"

Il presidente del Consiglio scommette sulle riaperture graduali: "Lo dice la scienza, contagio ridotto all'esterno. Rispettando i protocolli le probabilità di tornare indietro basse. Abbiamo deciso all'unanimità"

Draghi libertà l'Italia: si riparte il 26 aprile con attività all'aperto "Soluzione condivisa il rischio è ragionato"

E dunque. Prima prende «un rischio calcolato», liberare l'Italia, sbloccando dal 26 aprile le attività all'aperto nonostante ancora i tanti morti e la pressione sugli ospedali. Poi fa una «scommessa» da brividi, indebitarsi di altri 40 miliardi puntando sulla ripresa. «Mi aspetto un rimbalzo certo nei prossimi mesi, e spero sia molto forte. Se la crescita sarà quanto prevediamo dai nostri provvedimenti, rientreremo dall'extra deficit senza nemmeno una manovra correttiva». Sembra un azzardo, ma guai a farglielo notare, Mario Draghi ha la situazione sotto controllo. «Non sono misure prese per vedere l'effetto che fa». Anche quella politica: «L'atmosfera nel governo è eccellente e lo scambio di idee con il Parlamento costante. Abbiamo deciso all'unanimità».

Dopo tre ore di discussione in cabina di regia, con un confronto acceso e «differenze di vedute» tra duri e aperturisti, il premier si presenta nella sala stampa di Palazzo Chigi con Roberto Speranza e spegne il dibattito sul suo siluramento. «Ha lavorato bene, le critiche su di lui sono infondate, lo stimo. Anzi, l'ho voluto io». Argomento chiuso. Però nel merito il ministro della Salute deve cedere, il tempo delle chiusure a oltranza è finito. «Si può guardare al futuro con un prudente ottimismo e con fiducia - spiega il presidente del Consiglio - Oggi il governo ha preso un rischio ragionato, fondato sui dati che sono in miglioramento, e che incontra le aspettative dei cittadini. La scienza ci dice che all'aperto il rischio di contagio e assai ridotto», quindi via libera graduale ai ristoranti la sera, allo sport, al teatro e pure alla scuola, perché la formazione è «l'architrave» della società.

L'Italia sta per tornare gialla, «in anticipo rispetto al previsto». Presto avremo «un pass per cambiare regione». Dietro la scelta c'è la scienza, il calo degli indici di contagio, il fatto che «la campagna vaccinale continua ad andare bene, con tante sorprese anche positive», come le nuove dosi in arrivo. L'obbiettivo rimane quello di immunizzare l'80 per cento della popolazione entro l'autunno, prima della prossima ondata. «Queste aperture - dice Draghi - sono una risposta al disagio di categorie e giovani, portano maggiore serenità nel Paese e pongono le basi per una ripartenza dell'economia. E in questo modo il rischio che prendiamo può trasformarsi in un'opportunità». Però attenzione: «La decisione si fonda sull'idea che i protocolli siano rispettati, come l'uso della mascherina e il distanziamento. Se i comportamenti saranno corretti, la probabilità che si debba tornare indietro e molto bassa». Restano le fasce a colori e la possibilità di intervenire zona per zona. Non sarà un libera tutti. Non ancora.

Del resto Draghi guida una maggioranza dove le idee sono tante e diverse. «Su decisioni così importanti i punti di vista per forza di cose non sono uguali. La strada verso cui andare è comune ma sul come esistono differenze di vedute». Alla fine decide lui. «Siamo riusciti a trovare una soluzione che contempera le diverse posizioni. Tutte le scelte, dalle aperture a quella di posporre il richiamo dei vaccini, si fondano su evidenze scientifiche e non politiche. I distanziamenti, ad esempio. Se passo la serata al chiuso a cinquanta centimetri dal mio vicino di tavola probabilmente mi contagio. Se siamo all'aperto magari no».

E adesso aspettiamo il rimbalzo. Le riaperture faranno ripartire l'Italia, al resto penseranno i 191 miliardi del Recovery e i 40 dello scostamento di bilancio. «La sfida è crescere, dopo tanti anni, e tenere alto il livello dell'occupazione. È una scommessa - spiega il premier - basata sul debito buono: la chiave è come spenderemo i soldi, senza ritardi. Per questo servono norme semplificate per gli investimenti». Servono pure grandi lavori pubblici.

«Abbiamo nominato 57 commissari per 57 opere, gli stadi di realizzazione sono stati già concordati con tutte le autorita». Che manca? Nulla. «Nel cronoprogramma di Giovannini ci sono pure le date di inizio cantiere. Se non partono, potrete dire che il governo ha scherzato».

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