Preso in Spagna l'ultimo boss della Magliana

Stefano Vladovich

Era svanito 15 anni fa. Braccato, alla fine Fausto Pellegrinetti, 76 anni, re del narcotraffico mondiale in affari con il clan dei marsigliesi e la banda della Magliana, è stato catturato. «Non ha opposto resistenza - spiegano gli investigatori della squadra mobile romana - in casa non aveva armi». Un superattico lussuoso nel centro di Alicante, nel sud della Spagna, la sua «gabbia» dorata, base per traffici milionari fra l'America Latina e l'Italia. In passato Pellegrinetti, che deve scontare oltre 13 anni di carcere per associazione a delinquere e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, si era nascosto nel cuore della Roma bene, in un appartamento in via Roccaraso, alla Camilluccia. A stanarlo, nel 92, gli 007 dell'antidroga statunitense, la Dea. Come? Seguendo il flusso di denaro tra Nord America, Europa e Colombia fino a Roma. Nel covo un milione e mezzo di dollari. Un curriculum di tutto «rispetto» il suo. Socio in affari con la gang delle «tre B», ovvero con i marsigliesi di Jacques Berenguer, Albert Bergamelli e Maffeo «Lino» Bellicini, attiva negli anni 70 e 80. Poi con i «testaccini» della banda della Magliana. Una vita di fughe, arresti, latitanze eccellenti: nel 1980 incontra in un ristorante di Testaccio i vertici della Magliana: Danilo Abbruciati, Edoardo Toscano, l'Operaietto, e Antonio Mancini detto l'Accattone. Un incontro per spartirsi la «piazza» della droga. Con l'operazione «Malocchio» del 98 gli inquirenti scardinano un asse d'import-export di cocaina e riciclaggio di denaro sporco: 5mila chili di polvere bianca smerciati solo a Roma e 55 milioni di dollari immessi in attività di «lavanderia».

A capo dell'organizzazione, ancora una volta, il 76enne. Pellegrinetti si era dato alla macchia all'indomani dell'uccisione del suo luogotenente Rosario Lauricella a Caracas. Gestiva 20mila slot machine nei casinò venezuelani e brasiliani per conto di Pellegrinetti.

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